VIAGGI A MANO LIBERA

Foresta nera

25-26-27 luglio

Giorni 4 5 6

L’immaginario comune (e dunque anche il nostro) riguardo la foresta nera, vede essere questo luogo misterioso inospitale, selvaggio, al limite del pericoloso.
Idee queste trainate dal nome, dalle antiche leggende che lo vedono protagonista e dall’espressione spesso sentita “tranquillo le zecche italiane non sono pericolose, mica stiamo nella foresta nera”.
Ci siamo approcciate a questo posto dunque quasi in punta di piedi, come quando apri la porta di una casa abbandonata: affascinate e pronte a tutto, come a poterci trovare di fronte orchi, orsi e zecche enormi.
E invece.
Il suo nome contrasta nettamente con la dolcezza dei pendii delle colline sulle quale sorge e con le distese di prati verde chiaro ai quali spesso cede terreno.
Si ritrova invece nelle cime degli abeti che segano il cielo e nella tonalità del verde delle loro fronde.
Lo perdi nuovamente, quel brivido nero, nell’eleganza dei villaggi che la attraversano, nelle fini decorazioni dei tipici orologi a cucù, nei sentieri ben tenuti.
E lo ritrovi ancora e lo comprendi appieno quando ti ci addentri e le chiome alte fanno da scudo ai raggi del sole e la base dei tronchi nudi è coperta da un groviglio di felci e mirtilli e bassi arbusti che rendono la foresta impenetrabile.
Lasciando gli occhi in basso, il nome stona gravemente con quel tappeto di muschi che riprendono l’intera palette di verdi possibili, unitamente a fili d’erba sottili che sembrano capelli di fate.
Torna nera infine sulle ali dei rapaci che la sorvolano.

Ci siamo rimaste tre giorni vivendo tutti gli opposti che vi risiedono.
Non sapevamo bene dove andare perché questa roba del #viaggiogame ci fa vivere comunque nell’imprevedibile e quindi in uno stato di costante impreparazione.
Nell’imprevedibile comunque noi due abbiamo parecchio culo e ci capita per esempio di ritrovarci a Martinskapelle, anche se avremmo voluto vedere le cascate più alte della Germania a Triburgo. La deviazione è stata d’obbligo dopo aver scoperto che si paga per vederle. Otto euro a persona.
Totalmente fuori budget.
A Martinskapelle invece partono moltissimi e gratuitissimi sentieri – non particolarmente selvatici – e soprattutto da lì parte il Danubio.
C’è una diatriba in realtà in Germania su quale sia davvero la sorgente del fiume più lungo d’Europa perché nasce effettivamente dall’incontro di due fiumi, ma lì esiste questo luogo chiamato Donau-Quelle che significa proprio Sorgente del Danubio, trovato da un geologo che ha studiato nella vita la sorgente di diversi fiumi e che ha indicato quello come punto d’inizio del noto fiume.
Noi comunque abbiamo gioito della sorpresa e cariche di entusiasmo ci siamo fatte 10 km di trekking tranquillo.
Altro avvistamento fortuito è stato quello dell’orologio a cucù più grande del mondo, una bella pacchianata che si trova a Schonach, da non confondere con Schiltach che invece è un gioiellino di paese ad una trentina di km da lì.
Casette a graticcio, le Fachwerkhäuser, decorate di fiori, che conferiscono al paese un’immagine particolarmente romantica, dove i folli antenati, fino al 1800 usavano come tratta commerciale il torrente che la attraversa, stando in piedi su una lunghissima zattera – fatta di tante piccole zattere attaccate l’una all’altra – con la quale navigavano facendo praticamente rafting. Una roba comodissima e soprattutto sicurissima per commerciare il legno!
L’ultima tappa nella foresta nera è stata nei dintorni di Baden-Baden.
Ci siamo dirette con convinzione ed entusiasmo a Kniebis, dopo aver letto un articolo online della Lonley Planet che la inseriva tra i trekking più belli della zona. Effettivamente lungo il sentiero, quasi all’inizio, si trova una piattaforma mozzafiato sulla foresta nera e sull’unico ultimo laghetto glaciale della regione, che vale veramente la pena di vedere.
Per il resto, il sentiero di una decina di km che abbraccia Kniebis, ha attraversato scorci particolarmente belli, soprattutto verso la fine, ma è stato per lo più turistico e antropico. Una roba da vecchi, direbbe Gloria.
Questa tappa però ci ha consentito di raggiungere lo spot più bello per dormire trovato finora. Di fronte all’immensità della foresta nera e a 12 gradi di temperatura, ci siamo fatte le nostre consuete otto ore di sonno filato.
Il giorno dopo, infine, siamo entrate trionfanti a Baden-Baden.
Ottocentesca e regale città termale, usata dai romani per le sue acque curative, oggi è la patria dell’eleganza tedesca. Punti di interesse principali sono le terme, la Lichtentaler Allee, una passeggiata meravigliosa che costeggia il fiume Oos, che intaglia la città da Nord a Sud, e il Casinò, ai tempi frequentato tra gli altri da Dostoevskij. È stato grazie a quel luogo di eleganza e perdizione che lo scrittore ha scritto Il Giocatore, uno dei libri preferiti di Gloria.
Le terme per noi erano totalmente fuori budget, ma abbiamo compensato con qualche ora in una delle piscine comunali che alla modica cifra di 3 euro offre 5 diverse vasche con scivolo e trampolini oltre che delle meravigliose docce calde.
A quel punto, pulite, improfumate e vestite all’altezza del posto, ci siamo concesse una sfilata per la passeggiata e una capatina al Casinò che ci ha viste, totalmente fuori luogo e impreparate, perdere 50-euro-fuori-budget alla roulette.
Perché le cascate no, le terme tantomeno, ma volete mettere perdere il doppio di quello che avremmo speso altrove, sentendosi parte di un libro di Dostoevskij per una notte?