VIAGGI A MANO LIBERA

25-28 marzo 2022

Parigi

Ho fatto pace con Parigi.

Ci sono voluti dieci anni, una pandemia, un regalo di compleanno, anzi due identici, ma ce l’ho fatta. Ci ho fatto pace.

Elegante, spocchiosa, austera fuori; sorridente, morbida, accogliente dentro. Così è Parigi.

Se ti fermi a guardarla fuori ne puoi riconoscere la bellezza ma sentirai forte anche la distanza. Se ci entri dentro, se la penetri, se ti fai penetrare, se diventi tutt’uno con lei, ritrovi il suo spirito bohémien: Parigi inclusiva, Parigi folle, Parigi scapestrata.

E quando dico dentro e fuori non intendo un passaggio tra le porte, non intendo gli edifici. Intendo il partire aperta, senza pregiudizi, andarne a cercare l’anima, a spiare la gente, emularla, parlarci, perdersi.

Così è successo a noi.

Era un regalo per i trent’anni di Flavia, la mia migliore amica, ripromessole a trentuno, riciclato per i trentatré. Io, lei e sua sorella, Livia.

Parigi, perché è assurdo che non ci fosse mai stata nei suoi trenta-e-passa anni di vita.

Per me invece è il terzo round nella capitale francese.

(Primo Round) A diciassette anni ci ho vissuto un mese e poco più.

Di Parigi però ho conosciuto solo piccole cose in quel periodo: l’efficienza della linea metropolitana, la libertà che hanno i bambini di girare per le strade alle 8 di mattina, da soli, con il loro monopattino e lo zaino di scuola sulle spalle, l’odore del burro e del pane fuori dalle boulangerie, il BHV a Hotel de Ville, la baguette jambon beurre, il tempo che si ferma per chi si siede ai tavoli tondi delle brasserie, l’entusiasmo nello scovare la sagoma illuminata della Tour Eiffel quando fuori è buio, lo sbuffetto che inseriscono i francesi quando parlano – rigorosamente con la bocca tonda e un po’ imbronciata.

(Secondo Round) A ventitré anni ci son tornata con il mio fidanzato. L’abbiamo percorsa da turisti innamorati e anche di quel tempo ricordo poco: il piacere di averla girata con lui, una cena al quartiere latino, un’evidente truffa ai turisti con il gioco delle tre carte sotto la scalinata di Montmartre, la delusione di fronte al Moulin Rouge e la passeggiata nel verde vicino la Bastiglia (che, attenzione! Non esiste! Non più, dal 1789! Non la cercate, è inutile!)

Non ero quindi per Flavia e Livia quella guida che ci si aspetta da una persona che Parigi l’ha vista più volte.

Anche perché ad un certo punto della mia vita, l’ho odiata.

Ho imparato ad odiarla dagli occhi dei francesi stessi, gente conosciuta a Bordeaux, durante i miei nove mesi di Erasmus, che in tutti i modi ha cercato di dimostrare quanto fosse diversa dai tipici parigini con la puzza sotto il naso; quanto loro, gli altri francesi, fossero più festosi, accoglienti, divertenti, umili degli abitanti altezzosi della Ville Lumière.

E poi è costosa, troppo costosa.

E troppo banale amarla.

(Terzo Round) Mi sono serviti gli occhi nuovi e incantati di chi Parigi non la conosce o di chi la conosce poco, per farci pace. Mi è servito abbassare le difese, rinunciare al cinismo, così da potermi far penetrare, vergine, questa volta.

La lentezza delle mie due compagne di viaggio, che hanno sfoggiato con orgoglio la loro anima ottantenne, sedendosi ogniqualvolta se ne presentasse la possibilità, forse ha aiutato a mollare i preconcetti e a godermi lo stare. “Forse” però, perché non posso proprio permettermi di volgere al positivo ciò che è stato oggetto di derisione dall’inizio alla fine del viaggetto.

Mi è servito improvvisare, calpestare le stesse strade dei turisti ma con le scarpe da francese, procedendo con la lentezza che li contraddistingue quando fuori c’è il sole e si riversano tutti in mezzo all’erba e sui tavolini dei café.

Mi è servito il sole, il caldo e la canottiera a fine marzo.

Il dimenticarmi del pain au chocolat, perché più forte era il desiderio di camminare o di osservare, l’ingresso in luoghi mai visti – l’Istitut du Monde Arabe, il giardino del Musée du Quai Branly.

Tornare alla Coulée Vert René-Doumont, una vecchia soprelevata dove passava la ferrovia, che collega la Bastille al Bois de Vincennes, camminando altezza tetti, contornata da murales, fiori e gens qui se promène.

Mi è servito un pic nic a Canal Saint-Martin, che è l’evidenza di quella Parigi vitale, morbida, e per niente spocchiosa, che i più non vogliono conoscere.

Mi è servito un biglietto del bus offertoci dal conducente, delle chiacchiere amichevoli col cameriere della brasserie di fronte al nostro ostello, un iPhone recapitato all’Apple Store de l’Opéra, la fanfara degli studenti di medicina della Sorbona che hanno animato il Forum des Halles, le piccole fotografie incorniciate tra le pareti di anonime strade.

La compagnia giusta, quella che si emoziona con te di fronte alla maestosità della Ville Lumière, quella del Fattore P (“se ci pensate bene il Patriarcato fa più danni agli uomini che alle donne”) e del cinismo invece riversato su chi non ha la dote della bellezza (“i brutti devono farsi perdonare per loro bruttezza e così danno tutto, senza riserve”), quella che tu stai male in piena pandemia e ti dà comunque il bacio del buongiorno mentre struscia le cioce per i corridoi di un ostello troppo giovane per la nostra non più troppo giovane età, quella, infine, che conclude tre giorni di armonia, risate, e meraviglia con: “bello tutto, bella Parigi, belli i parigini, ma il cesso di casa propria è imbattibile!”

Periodo: 25-28 marzo 2022

Persone: 3 adulti

Compagnia aerea: Easy Jet (56 € a/r)

Alloggio: Auberje de la Jeunesse, Bastille (20€/giorno con colazione) – se non avete aspettative e serve solo per dormire la notte l’alloggio è perfetto, anche perché a questi prezzi a Parigi non si trova quasi niente. Però ecco, camere bunker, letti non particolarmente comodi e colazione povera. Sufficientemente pulito, per il lavandino in camera e soprattutto per la posizione in città! https://www.bastillehostel.com/fr/auberge-de-jeunesse-paris/

Dove abbiamo mangiato (questa volta non abbiamo risparmiato troppo sul cibo, e abbiamo speso tra i 18 e i 30 euro a pasto):

Chez Gladine, Saint Germain – ristorante basco molto molto buono e super simpatico come ambiente – è una catena che si trova in più zone della città! https://chezgladines-saintgermain.fr/it

Brasserie Thai, Montmartre – ristorante Thai, super! https://brasserie-thai.com/

Le Quincampe, Centre Pompidou – consigliato per la bontà, meno per l’incapacità di comprendere il concetto di “senza glutine” http://le-quincampe.lafourchette.rest/it_IT/

Terre de Cafè, Tour Eiffel – ma ce ne sono vari in città – per un caffè e uno snack di qualità e un ambiente super carino https://www.terresdecafe.com/fr/content/11-nos-boutiques

Trasporti: Se atterrate ad Orly e siete tre o in più, conviene prendere il taxi per entrare in città, perché ha un costo fisso di 38 euro totali, mentre con i mezzi il costo è di 13-14 euro a persona e il percorso è più lungo e con tanti cambi.

Noi abbiamo camminato prevalentemente a piedi, per i biglietti delle metro date un’occhiata qua https://www.ratp.fr/titres-et-tarifs o scaricate l’app: Next Stop Paris https://www.ratp.fr/en/apps/next-stop-paris