VIAGGI A MANO LIBERA

Asturias y Galicia

Le due settimane nelle Asturie e in Galicia sono state caratterizzate dal quasi.

Per spiegarmi, mi avvarrò del mio amato elenco puntato.

Asturias:

  • Siamo quasi andate a Colombres, cittadina composta da maestose villette dei colonizzatori, che fatta fortuna in Sud America sono tornati a casa a ostentare la loro ricchezza. Solo che poi, per pigrizia, abbiamo proseguito dritto per goderci due giorni di relax a Playa de Ballota.
  • Siamo riuscite quasi a vedere le grotte rupestri di Tito Bustillo a Ribadesella. Cioè, siamo proprio andate appositamente in paese, avendo visto qualche giorno prima che potevamo acquistare i biglietti online. Peccato aver procrastinato e non aver trovato nessun biglietto disponibile fino a dieci giorni dopo il nostro arrivo. Niente grotte.
  • A Llanes, cittadina molto carina – una delle poche – e particolarmente turistica delle Asturie, è impossibile non comprendere quali siano i prodotti tipici di questa regione: tra tutti spiccano il Cachopo e la Fabada. Della seconda vendono ovunque i due ingredienti principali: fagioli e carne zozza (chorizo, prosciutto, lardo e quant’altro) e ovunque la trovi nei locali. Essendo per noi difficile da preparare in van, molto fuori budget (a tavola la trovi a non meno di 16 euro), e particolarmente vicina ai nostri facioli co’ le cotiche, abbiamo deciso di assaggiarla restando nel L’abbiamo comprata in scatola, a un euro e cinquanta, da Mercadona.

A distanza di un mese, circa, è ancora in dispensa.

  • Siamo quasi andate ai Picos d’Europa, un paio di giorni, a fare un po’ di trekking (sapevate voi di questa imponente catena montuosa asturiana con picchi che – a distanza di pochissimi km dal mare – arrivano fino a 2.600 m?). Solo che pioveva, quindi abbiamo proseguito dritto, costa costa.
  • Abbiamo quasi fatto l’escursione sui laghi di Enol. Anche in questo caso ci siamo proprio recate a Covadonga, paese dove arrivare con la macchina per poter raggiungere il punto di partenza di questo sentiero pazzesco che tutti dicono di non perdersi. Se non che. Fino a quale che settimana prima del nostro arrivo l’imbocco del sentiero era raggiungibile anche in macchina. Poche entrate, ma arrivando prestissimo ce l’avremmo potuta fare. Ultimamente, però, c’era stato un incidente e dunque hanno direttamente chiuso tutto al traffico. Punto.

Per arrivarci ci sono due opzioni: taxi (totalmente fuori budget) o autobus (ma il cane sarebbe dovuto stare in un trasportino nel bagagliaio, da sola, il tutto comunque a 9 euro a persona). La terza opzione vagliata da noi era andata in autobus e ritorno a piedi (12 km). Ma, un po’ per Nina, un po’ per lo “spreco” di energie e fatiche di quei 12 km, al netto dei 22 effettivi del sentiero (che a quel punto non avremmo fatto tutti), un po’ perché tanto il pullman non prevedeva l’opzione solo andata, abbiamo rinunciato.

  • Siamo quasi andate a visitare il museo del Sidro, a Nava, paesino dove origina la famosa bevanda e dove ci siamo fermate a dormire totalmente per caso. Solo che poi abbiamo fatto tardi lavorando tutto il giorno dopo sulle Scartoline e abbiamo preferito andare verso Oviedo a fare serata.

Galicia

  • Abbiamo quasi visto uno dei migliori derby spagnoli in mezzo agli spagnoli fomentati. Quasi perché ci siamo ritrovate a Meira a vedere Atletico-Real e Meira probabilmente ha 18 abitanti in tutto, di cui 15 over 75 e nessun espatriato madrilegno.

Eravamo dunque nel pub del paese: io, Gloria, una coppia che ha bevuto una birra e se n’è andata, un anziano a destra, due a sinistra e silenzio intorno. Però ha vinto l’Atletico.

  • Abbiamo quasi fatto tutto il giro dei fari della Galizia, se non che Gloria, nel vedere la quantità di km in più, mentre guidava ha esordito con “sai quanti fari vedremo in Portogallo? Lasciamo perdere dai”. E così abbiamo fatto.
  • Abbiamo quasi fatto un tratto del Cammino di Santiago, ma quei giorni il tempo non ci era amico e inoltre era particolarmente complicato coordinarci con Ivano e con Nina, restando nel budget.
  • Siamo quasi arrivate a Finisterre, poi siamo rimaste deluse nel sapere che non era il punto più ad Ovest d’Europa, ma solo della Spagna (questioni per noi fondamentali), e in più ci siamo fermate in un inutile paesino sulla costa che ci ha fatto tirare il freno e restare là.
  • Abbiamo quasi assaggiato i percebes, simpatici molluschi che si trovano solo in Galicia e forse in qualche posto del Portogallo. Abbiamo appositamente risparmiato giorni per riuscire ad andare al ristorante a provarli. Solo che il posto scelto per mangiare non li aveva, ma l’abbiamo scoperto dopo esserci già sedute e aver iniziato ad ordinare altro. Fine dei percebes, fine della storia.

Penserete voi che queste settimane sono allora state un fiasco.

No. Anzi!

Ecco perché (non me ne vogliate, ma l’elenco puntato è di grande aiuto in queste occasioni):

Asturias

  • Abbiamo ben studiato l’andamento delle maree e quindi siamo arrivate a Playa de Gulpiyuri nel momento giusto della giornata. Playa de Gulpiyuri è una mini spiaggia nell’ “entroterra” (a 100 m dal mare), con l’acqua del Mar Cantabrico che affiora da sottoterra e che crea questa pozza di mare. È la spiaggia più piccola del mondo.
  • Abbiamo mangiato il Cachopo in un posto che da fuori non gli davi una lira, ma che poi si è scoperto essere spettacolare, con il proprietario carinissimo e i resti del pranzo che ci sono bastati per i successivi tre giorni.
  • Abbiamo trovato uno spottino meraviglioso dove stare due giorni, fronte Castro Ballota, in cui goderci il silenzio, la spiaggia, le stelle e il mare.
  • Siamo andate ai Bufones de Prìa l’unica mattinata di vento e siamo riuscite a intravedere questo assurdo fenomeno in cui l’acqua del mare si infila nelle rocce e fuoriesce a sbuffate da buchi nelle scogliere, producendo un boato tanto attraente quanto inquietante.
  • Abbiamo visitato la Basilica de Santa María la Real de Covadonga, eretta davanti alla Santa Cueva (da cui prende nome il paese – Cova dominica-dominga), dove si dice che Maria si sia manifestata ai soldati del condottiero Pelagio che sconfisse i musulmani e fondò l’Asturia.
  • Siamo andate ad Oviedo nei giorni del patrono: grande festa ovunque, chioschi, concerti, gente felice e sidrerie strapiene, dove abbiamo imparato che è raro che vendano il sidro al bicchiere (la bottiglia non costa niente), che il sidro si versa dall’alto perché deve fare più bollicine possibile e la metà va per terra tranquillamente perché chi la versa non guarda il bicchiere, che si beve tutto d’un sorso e che tempo fa si usava lasciare un pochino di sidro nel fondo perché si beveva tutti nello stesso bicchiere e il goccio finale serviva per sciacquarlo.
  • Ci siamo immerse nel passato archeologico (con villaggio preromanico fatto di lavagna) a Taramundi, e nel passato ingegneristico (in un posto pazzesco: un complesso in cui all’interno c’erano ben diciotto mulini) a Mazonovo.

Galicia:

  • Abbiamo visto il più bel tramonto del viaggio – da mettere nella top 3 tra tutti i nostri viaggi insieme – a Playa de los Niñoes
  • Ci siamo fermate a dormire a Camariñas, in una zona camper accanto all’Hotel de Camariñas, dove alla modica cifra di 8 euro hai una colazione a buffet che ti basta fino a cena. E nel nostro caso anche la possibilità di passare l’intera mattinata nella loro veranda vetrata, proteggendoci da un vento mostruoso e potendo lavorare serenamente.
  • Parlare con quattro signore del posto, che ci hanno raccontato di quando erano giovani e il paese viveva grazie alla fabbrica di conserve, dove tutto odorava – o puzzava – di pesce e qualsiasi camariñano ad un certo punto della sua vita si è ritrovato a lavorare lì. Solo che oggi la gente se ne va a fare altri lavori altrove e poi il pesce non è più locale.
  • Aver dormito a Ponte Maceira, uno dei borghi più belli di Spagna, una chicchetta minuscola con un ponte, un castello che cozza con tutto il resto e due mulini diroccati, dove alle 9 di mattina fuori dalle porte delle villette iniziano a suonare i clacson diverse auto, a distanza di cinque minuti l’una dall’altra: il panettiere, il pescivendolo e il giornalaio. E quando la gente esce in pigiama dalla casa e compra quello che deve comprare, condisce l’acquisto con lunghe e amorevoli chiacchiere con il venditore.
  • Abbiamo incontrato una vecchia conoscente a Moaña. Di quelle persone che ti restano nel cuore, anche se le hai viste due volte nella vita, e per le quali decidi di cambiare tutti i piani sulla Galicia e quando la saluti, dopo mezza giornata insieme, sei felice della scelta fatta. Perché l’incontro è stato più nutriente di tutti i Finisterre che avremmo potuto vedere.
  • Per ultimo, e non per importanza, ma come colpo di scena, aver trovato il prototipo di casa preferita di Gloria e aver scoperto che sono quelle tipiche di questa zona: gli hórreos. Sono di tre tipi: uno di pianta quadrata, uno di legno con pianta rettangolare e uno di pietra più lungo e stretto (il cabazo, quello gallego). Tutti e tre servivano a stipare dentro i cereali ed erano rialzati per riparare le riserve da umidità e animali. Fino a che non è approdata Gloria in questa terra, dove costruirà una casa diffusa negli hórreos.