VIAGGI A MANO LIBERA

PIRENEos y PAMPLONA

Ci sono incontri che ti sconvolgono la vita, altri che non ti tangono proprio, altri che seminano qualcosa di estremamente piccolo o estremamente grande, altri che ti ricorderai dopo troppo tempo per figurartene i dettagli, poi altri che ti danno le dritte giuste così da far sì che l’incontro stesso diventi un dono inaspettato.

Così è stato quello con Francesca.

“Il Balcon de Pineta è duro eh, durissimo. 1400 m di dislivello, ma uno spettacolo, inebriante”

Tanto.

Non.

Lo.

Farò.

Mai.

Così più o meno ho ascoltato il suo consiglio. Così l’ho ascoltato fino a che non ho incontrato gli occhi di Gloria che scintillavano e ho capito che per amore, forse, invece, solo per amore, l’avrei fatto.

Quando è subentrata l’ormai moglie, mia amica di vecchia data, che rivolgendosi a Gloria in ghigno sbeffeggiante le ha detto Voglio il video di Marta in salita mentre distrutta bestemmia, il mio pensiero è diventato:

Lo.

Farò.

E non bestemmierò.

 

È stato per questo che dieci giorni dopo la suddetta conversazione ci siamo ritrovate a far diventare familiari luoghi come Huesca, Torla e Jaca (dove comunque non siamo mai entrate), finendo a dormire ai bordi del Rio Cinca, vicino a Bielsa, sotto il Monte Perdido, all’interno del Parque Nacional de Ordesa y Monte Perdido.

 

Saremmo dovute andare al mare, avevamo programmato così: prima Costa Brava, poi Pirenei, poi paesi baschi. Solo che ho deciso di farmi un tatuaggio al volo tre giorni prima di partire, e il mare l’avrei potuto rivedere solo dopo due settimane.

 

Nei giorni precedenti comunque mi ero preparata: avevo studiato su Wikilock tutti i commenti sul trekking del Balcon de Pineta, tanto entusiasmanti quanto scoraggianti. Dentro di me la voce malefica del tanto non ce la farai mai si prendeva a testate con il ghigno del mandami i video di Marta distrutta.

CE LA FARÒ.

Poi probabilmente morirò, ma solo dopo aver toccato il Balcon de Pineta.

Per il momento della morte occorreva prepararsi. È stato per questo che il giorno precedente l’abbiamo passato percorrendo in tutto 200 metri, a bordo Rio Cinca che ci ha ospitate nel relax fino a dopo cena.

La mattina dopo, quella del giorno del trapasso, è arrivata in fretta e noi non siamo pronte. Non siamo mai pronte alla fretta la mattina, siamo di una lentezza unica, a prescindere di cosa si debba fare.

Cioè, Gloria quando si tratta di montagna è sempre sufficientemente reattiva, io rallento invece.

In realtà la montagna mi piace tanto, ma proprio tanto, e questa volta anche l’idea di muovermi e faticare un poco, dato che saranno tre mesi che fisicamente svacco. Quindi l’idea di muovermi un po’ e di farlo nella bellezza rigenerante della montagna mi alletta non poco.

È quel “un po’” che mi fa rallentare e titubare. Il mio “un po’” non credo proprio che coincida con i 1400 m di dislivello del trekking del Balcon de Pineta.

Non ce la farò mai.

E invece!

E INVECE, CARO GHIGNO DELLA MIA AMICA! E invece, trionfante, ho toccato l’arrivo, ho proseguito anche oltre e manco sono morta! Per salire fino a su ci abbiamo impiegato quasi cinque ore. Anche se tra i commenti di Wikilock c’era chi ce l’ha fatta in tre ore e venti, e giù al punto informativo davano quattro ore di cammino, noi ce la siamo presa con calma (mica dovevo morire per forza).

Il percorso è bello faticoso, ma conta più il bello che il faticoso, se un po’ di muscoli tra gambe e culo ce li hai. Da sotto non si vede quello che c’è sopra, per fortuna, direi. Perché quando arrivi e ti si staglia davanti un ghiacciaio che in chissà quante altre persone riusciranno a vedere ancora, e che chissà da quanto tempo è lì e quanta storia si porta dentro, quell’impatto estetico, storico, geografico e geometrico, ti toglie il fiato. Così è stato per noi, ammutolite e immobili per qualche minuto. Poi ci siamo abbracciate forte, fortissimo, e la fatica che si stava facendo sentire, soprattutto perché mischiata alla fame sempre più insistente (erano le 14:30), si è tramutata in adrenalina: la spinta utile per andare a mangiare al Lago Marboré. Anche lì, la vista è mozzafiato, il lago è di un azzurro ghiaccio così denso che sembra si possa impastare. Ci siamo fermate un’oretta per riposarci e mangiare dei panini per niente salutari e soprattutto di una pesantezza unica: formaggio, chorizo e peperoni grigliati. Manco i camionisti.

Ovviamente il panino è tornato su per tutta la strada del ritorno, che fino all’ultima oretta e mezza era andata benissimo, poi basta.

Ecco, lì, l’amica mia, il video mentre bestemmiavo lo avrebbe potuto ricevere. Ma Gloria si è ben guardata dal farlo, dato che non c’era niente da ridere. Anche lei ne stava risentendo. 1400 m di dislivello sulle gambe pesano. Le ginocchia ci hanno risparmiate ad entrambe, ma i quadricipiti ad un certo punto hanno iniziato a chiedere pietà. E io con loro.

Arrivare da Ivano è stato come riabbracciare la mamma dopo tanto tempo, ma più rigenerante di ogni altra cosa sono stati i due peroncini scolati sotto le stelle, con quella calma e quel silenzio che acquietano la fatica muscolare e l’anima imbevuta d’orgoglio e di bellezza.

 

Il giorno dopo era il mio compleanno. Quindi è stato all’insegna della festa.
Candeline a colazione, poi sistemazione di Ivano con musica di sottofondo, e via verso Pamplona dove Gloria mi avrebbe offerto la cena (in fondo tra le due è lei quella che continua a lavorare e che porta i soldi a casa!).

Ci avviamo a piedi lungo il paseo pedonale che costeggia il fiume Arga. Pamplona è arroccata e per salire nel suo casco viejo ci sono dei comodi ascensori che, così, per una questione folkloristica, decidiamo di prendere.

Si aprono le porte su una strada stretta, che curva da entrambe le parti, contenuta da facciate colorate. E noi sorridiamo fortissimo.

Quella cittadina ci metteva allegria già prima di scoprire che era l’ultimo giorno di festa per l’unificazione di Pamplona: il “Privilegio de la union”, un trattato lungo più di due metri che l’8 settembre ha compiuto 600 anni. L’8 settembre 1423, infatti, Carlo III, re di Navarra e duca di Nemours, decretò l’unificazione dei tre borghi di Pamplona (Ciudad de la Navarrería, Burgo de San Cernin y Población de San Nicolás) fino ad allora separati tra loro e ognuno con la propria bandiera. Così, ogni 8 settembre, Pamplona celebra l’evento con una festa medievale. E per concludere la celebrazione, quest’anno, l’orchestra sinfonica della Navarra si sarebbe esibita il 10 settembre alle ore 20:00 a Plaza del Castillo.

Tutto. Estremamente. Perfetto.

Decidiamo che invece di una cena fuori andiamo avanti a pintxos e cañas così da continuare a respirare l’aria di festa e poter andare a sentire il concerto.

E così è stato: la prima ora a Pamplona è stata perdersi tra le stradine colorate, la seconda e la terza ora sono andate di mercatino e quattro fermate in quattro diversi locali pieni di gente e di pintxos, così da arrivare alla quarta ora, felici e ubriache, in Plaza del Castillo, dove il maestro Perry So, il giovane direttore d’orchestra di origini asiatiche, già faceva danzare le sue mani a favore dei violini (davanti a sinistra), delle viole, violoncelli e contrabassi (davanti a destra), dei fiati (dietro a sinistra), delle percussioni (dietro a destra) e di un maestoso clavicembalo (centrale).

Il regalo di compleanno più bello che la sorte potesse farmi.

Soprattutto quando, contemporaneamente allo spettacolo sonoro, ne è iniziato uno parallelo visivo: una tempesta di fulmini che si muoveva orizzontalmente e verticalmente sullo sfondo della scena.

E io, che odio la pioggia, io li guardavo, li ascoltavo, e guardavo il cielo e volevo solo che piovesse, che piovesse fortissimo e che Perry So continuasse a farli suonare, più forte, per sovrastare il rumore delle gocce e della gente che se ne sarebbe andata. E immersa in questo pensiero sono rimasta sola, davanti ad un’orchestra che non smetteva di eseguire i suoi brani, zuppa di pioggia e di lacrime.

Non è stato così, o quasi.

Ad un certo punto ha iniziato a piovere e la gente ad andarsene o ad aprire gli ombrelli e il direttore d’orchestra si è girato verso di noi e ci ha detto che stop, non avrebbero più suonato perché pioveva. E allora altra gente se n’è andata, ma noi no. Ferme, lì, senza ombrello e senza giacche, come un’altra cinquantina di impavide persone che, insieme, abbiamo iniziato ad applaudire forte. Così lui ha sorriso e ha detto “sólo una más”. E io, che non smettevo di sorridere da quando si sono aperte le porte dell’ascensore, quattro ore prima, ho sorriso ancora di più, mi sorrideva ogni cosa: gli occhi, la bocca, la pancia, il cuore.

Ero felice.

E il cielo lo sapeva, perché come hanno terminato i due bis, ha smesso di piovere. Un’ultima caña e siamo tornate in van quasi asciutte.

Ero un po’ triste del fatto che non avrei passato il mio compleanno con tutti gli amici, ma Pamplona (insieme alle candeline che mi ha regalato mamma prima di partire e alla presenza di Gloria) mi ha regalato un compleanno diverso e inaspettato, all’insegna dello stupore e del divertimento. Oltre al fatto che ho ricevuto innumerevoli messaggi e chiamate di auguri che mi hanno fatto sentire ancora più coccolata e circondata da tantissimo amore.

E allora, il tatuaggio che mi son fatta prima di partire, che per certi versi ho maledetto perché mi ha vietato di andare al mare, ha fatto sì che io arrivassi, fortuitamente, nel posto giusto al momento giusto, e che portassi con me, in lui, le parole più vere e più intense che potessi incidermi prima e durante questo viagggio, e per cui sono profondamente grata: eu nasci no meio de um monte de gente (cit. Selton).

 

    Camilla
    26 September 2023

    Il lago “così denso che sembra si possa impastare” mi ha ricordato la pacciarecca!
    E mentre tu sorridevi a Pamplona, con tutto il cuore è tutto il corpo, hai fatto sorridere tanto anche me.

    Grazie per questo bel racconto, grazie per condividere con noi questo vostro viaggio. Aspettiamo la prossima tappa!

      amanolibera
      27 September 2023

      Grazie a te che viaggi con noi! ❤️

    Tiziana Bocci
    27 September 2023

    Quanta robbbba che trabocca tra il tuo Cuore e le tue Parole ..e questa immensità esprime il Senso.." del tuo essere nata in mezzo a un sacco di gente..."
    Felice Nuovo Giro ..intorno al sole MartA.mor.E😍☀️😍☀️😍☀️😍☀️😍

      amanolibera
      27 September 2023

      ❤️ ❤️ ❤️

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