Siamo lente.
La mattina ce la prendiamo proprio con calma, sveglia alle 8 ma prima delle 11 non si esce mai dal campeggio.
Oggi, per compensare le due ore di mare di ieri, si va in montagna.
A PISCIA DI GHJADDU, un’altra cascata.
Che poi pure voi starete a pensare male. Ma come vi viene in mente che possa significare “piscia di Gallo”? È più che evidente che il nome derivi da “cascata del Pino”, quindi fate poco i bambinetti che ridono sotto i baffi.
La frase dell’andata è stata: “Dovresti farli più divertenti sti diari di viaggio”
“È che effettivamente non è che ci stiamo divertendo. Stiamo bene, ci stiamo proprio rilassando”.
ECCALLÀ!
Arriva tra capo e collo la botta di adrenalina che sconvolge la giornata!
Andando verso le cascate ci fermiamo al lago dell’Ospedale, dove Nina prima fa il bagno, poi fa la cacca.
Ed è stata proprio quella cacca a far girare completamente la giostra emotiva (ed organizzativa) della giornata!
Non essendoci un secchio, sono costretta a tenere quel sacchetto puzzolente fuori dal finestrino, per tutti i 3 km che ci hanno portate alla partenza del sentiero per Piscia di Ghjaddu, dove ci sono un paio di bar/ristoranti.
Una cosa nauseabonda.
Ecco. Mentre tenevo la merda con la mano destra, con la mano sinistra cercavo un po’ di fuoristrada da fare nei prossimi giorni, o al ritorno dalle cascate, utilizzando il telefono di Gloria che si è scaricata la cartina della Corsica su #maps.me (eccezionale app di mappe opensource che indica anche i sentieri e gli sterrati).
Bene.
Arrivate al parcheggio, mi sembra di vedere un secchio e mi fiondo letteralmente fuori dalla macchina per buttare quello scempio che mi stava rovinando l’olfatto.
Parcheggiamo più avanti.
Scendiamo.
Prendiamo il cane e tutti gli accessori per la passeggiata (acqua, cibo, asciugamani, macchinetta fotografica).
“Dov’è il mio telefono?” chiede Gloria.
Era lì. Vi giuro che era lì. Cioè dove potevo averlo messo? Per forza in macchina. Probabilmente sul cruscotto. Là.
Apriamo T U T T O.
Qualsiasi buco della macchina, qualsiasi tasca degli zaini.
Niente.
Andiamo a chiedere al bar se per caso qualcuno glielo avesse portato, sia mai mi fosse caduto mentre mi tuffavo nel cestino per la cacca.
Nulla.
Sparito.
Scomparso.
Desaparecido!
L’iPhone ha questa fantastica funzione: “trova il mio telefono”, che ti permette di localizzarlo tramite iCloud, quindi mentre Gloria continua a cercare ovunque ribaltando di nuovo la macchina, io vado al bar a chiedere il Wi-Fi.
“Non, il n’y a pas de ligne ici, vous devez descendre au lac”.
E niente, ‘namo.
Torniamo al lago.
L’internet, al lago, ci dice che il suo telefono è in un campeggio di Zonza.
Chiamiamo e dei francesi ci dicono che l’hanno trovato per terra al parcheggio (inspiegabile, era proprio sul cruscotto) e che possiamo raggiungerli.
Qua si apre un’altra parentesi.
Gloria sono 4 giorni che sfrantuma le scatole che vuole andare a stacaxxo di Zonza.
Zonza è in mezzo a niente, ma sono giorni che tenta di convincermi che sia il centro nevralgico della montagna del sud della Corsica.
Mo, in ogni caso, perché passarci, se comunque riusciamo a farci la montagna senza dover percorre 123 km di stradine tortuose?
Niente.
Ce tocca andà a Zonza.
Gloria ce l’ha fatta. C’ha lanciato direttamente il telefono, a Zonza.
Dopo 20 minuti di curve riusciamo a recuperare il telefono, vedere finalmente stacaxxo de Zonza e incamminarci nuovamente verso il parcheggio delle cascate.
Avevamo una fame che ci saremmo mangiate il cane. Quindi decidiamo di fermarci tra una curva e l’altra per gustare i panini, dato che ormai erano le tre!
Sulla nostra destra vediamo scendere una strada sterrata.
E che fai, a sto punto non te ce butti inaugurando il primo fuoristrada di Betty Boop (la 4×4 battezzata così da Sofia un paio di mesi fa)?
Una figata pazzesca!
Fuoristrada facile e divertente
che costeggia un ruscelletto difficilmente raggiungibile e comunque sticavoli perché noi vogliamo solo mangiare. Così, facendo un calcolo con la benzina che è sempre maledettamente sul baratro, ci fermiamo in mezzo alla strada. Apparecchiamo e mangiamo.
Si sono fatte le 15.30 e finalmente sazie, quindi con la mente lucida, andiamo alle cascate.
Tanto il percorso è facile.
E questo sarà facile per forza, è proprio turistico, è scritto ovunque, ci vanno tutti!
Sentiero splendido, che si alterna tra l’ombra dei boschi di pini larici e gli spazi soleggiati circondati da “Tafoni”, sontuose pietre levigate dal vento e dalla pioggia, piene di simpatici buchi panoramici.
Ecco. C’è ancora però tanto da ridire sul termine F A C I L E, designato anche a questo sentiero.
Effettivamente era quasi tutto facile. Ma il primo tratto e l’ultimo… erano di almeno un grado 4b di arrampicata (questa me l’ha suggerita Gloria, io non so di cosa sto parlando. So solo che anche qua avevo bisogno di mani e ginocchia per risalire e del culo per scendere).
Beh. Ne è valsa davvero la pena! E ancor di più nelle ore del tardo pomeriggio, quelle in cui non c’è nessuno, la luce piano piano diventa sempre più arancione e l’aria sempre più fresca.
Uno spettacolo vero.
Appagate finalmente da una giornata “divertente”, ci andiamo a gustare un tipico poulet rôti e andiamo a dormire felici.
Tutto grazie ad una cagata.