GIORNO 20 – 17 AGOSTO
Quando giorni fa scrivevo dei nord europei nei campeggi e della loro differenza con gli italiani, sapevo esattamente di cosa stavo parlando. Ma devo dire che ieri sera non ci avevo proprio pensato alla possibilità che alle 7:23 di mattina Brando potesse urlare come un matto perché non vuole vestirsi; come nemmeno avevo pensato all’eventualità che alle 7:48 due amiche mamme si potessero incontrare nel vialetto di fronte ai bagni e organizzarsi la giornata, mentre richiamano le figlie che si stanno allontanando; o per esempio avevo bypassato completamente la possibilità che zio Niccolò animasse la colazione di tutta la famiglia, alle 8:10.
Ecco.
Io preferisco nettamente, e oggi ancora di più, i piccoli campeggi dell’entroterra, frequentati solo da gente che desidera il silenzio e soprattutto che è in grado di garantirlo al vicinato.
Comunque.
Mezza giornata si consuma a Saleccia, tra mucche, bagni e riposini sotto l’ombra. L’altra mezza, invece, si impiega per andare a Lotu, altra splendida spiaggia del deserto (che deserto non è), e che si raggiunge con una camminata di un’ora e mezzo, passando lungo la costa, e in 45 minuti passando per l’entroterra.
Passeggiata spettacolare e Lotu più bella di Saleccia. Peccato però che è frequentata a dismisura, dato che da Saint-Florent partono traghetti e taxi boat che ti portano fino a qua.
Una fila mai vista per tornare indietro!
Noi ci facciamo il bagno in quel colore che manco in cartolina renderebbe così bene, ce ne imbeviamo pelle e occhi, e torniamo in campeggio passando da dentro.
Eravamo pronte ad affrontare la seconda ed ultima notte in quel campeggio fatto di vespe (davvero troppe), italiani e bagni sporchi, che spunta un cartello in reception: domani ci sarà maestrale, e per il forte vento e il rischio elevato di incendi, la strada per tornare nella civiltà è chiusa fino alle 7 di mattina di dopodomani. Non ci scomponiamo troppo, ridiamo. Ridiamo molto. Non ne va liscia una, ma alla fine stiamo sempre bene dove si resta. Quindi, abbastanza felici, andiamo a dire a Riccardo che saremmo rimaste là anche la terza notte.
“Eh no, io non ho posto. La piazzola è prenotata. Non vi posso assicurare nulla”.
Tipo “A beautiful mind” ci passano davanti agli occhi tutte le possibili soluzioni alternative per la terza notte, e vince “prendiamo le tende tutte intatte, le spostiamo semplicemente fuori dal cancello, al parcheggio e speriamo bene”, anche se Claudia non è affatto entusiasta della cosa.
Per concludere in bellezza ci gustiamo le patate con i würstel cucinate nel campingaz, un vinello al bar (con continui brindisi alla salute di François) e quattro stelle cadenti al mare (mentre io dormivo accanto a loro sulla spiaggia e Claudia guardava il cielo ma probabilmente non lo vedeva).
Aspettiamo poi domani per la saga tutta italiana della mattina in campeggio.
GIORNO 21 – 18 AGOSTO
La prima cosa che si fa stamattina, sempre ben svegliate dall’arzillo vicinato così tanto italiano, è prenotare il barbecue di stasera. La seconda è chiedere a Riccardo se ha novità per la piazzola.
Sono le 9:30, dice che è presto e che comunque la piazzola è occupata, che il tipo ha prenotato per tanto tempo e che la vede difficile.
Ci rassegniamo a dover fare questo trasloco di tende, ma con lui restiamo che per ora non ci muoviamo e che ci saremmo riaggiornati dopo un paio d’ore.
Così con la lentezza che ci caratterizza andiamo al mare, che ci accoglie con le onde e che quindi ci garantisce una mezz’ora di divertimento.
Alle 12:30 rientriamo per sapere se ci sono novità per la piazzola, e stavolta mandiamo avanti Francesca.
Riccardo di fronte a lei si scioglie e cede. La piazzola c’è, resta, è nostra, tutta nostra anche questa notte! Marotta piccola Casanova.
In realtà si era sbagliato. Non ci capacitiamo di come sia possibile sbagliarsi per due giorni interi, ma si era sbagliato. Il campeggio non era pieno e la nostra piazzola non era prenotata. Mah.
Giusto perché in questa vacanza tocca continuare a tenere sempre un po’ il culo stretto.
Comunque, meglio così. Ci sentiamo più leggere, e dopo l’ennesimo pranzo passato a lottare con le vespe, io Gloria e Fra ci incamminiamo verso Ghignu. Meravigliosa (dicono) spiaggia a due ore e mezza di cammino da Saleccia.
Il sentiero passa per la costa, quindi si cammina sorridendo: gli scorci sono stupendi.
Ci fermiamo con l’idea di farci un bagno in una delle calette che si trovano andando, ma in realtà se lo fa solo Nina: il maestrale più si cammina verso ovest e si sta “scoperti”, più si fa sentire, non abbiamo gli asciugamani e una volta tolte le scarpe ci rendiamo conto che non abbiamo voglia manco di bagnarci, che poi fa freddo.
Continuiamo quindi a camminare piacevolmente per due ore, fino a che non arriviamo a U TRAVE, dove ci sorprende un bivacco in pietra, con caminetto, letti a castello, la griglia, un forno a legna e un patio con sedute e conchiglie ornamentali.
Un posto surreale, di quelli che ci fa dire: bene, il prossimo viaggio in Corsica sarà fatto a piedi, e dovrà passare di qui.
Ci riposiamo al fresco e, dato che alle 20:00 ci aspetta la grigliata, ci rendiamo conto che tocca tornare indietro senza aver visto Ghignu, ma totalmente appagate da U Trave, il bivacco e la caletta (che a questo punto, pur non avendone usufruito, si aggiudica MIGLIOR CALETTA CORSA DEL VIAGGIO 2020).
Nel tornare abbiamo avuto solo un piccolo incidente di percorso: Nina, che ci precedeva, attacca ad abbaiare come una pazza, con una cresta alta 40 cm, andando avanti e indietreggiando, annunciandoci così la presenza di un simpatico toro immobile in mezzo al sentiero.
Al toro, era evidente, non piacevano affatto gli abbai di Nina, e quindi restava fermo là, davanti a noi, e sembrava dirci “fate azzittire il cane, o ve lo carico”.
L’unica soluzione, dato che la scema non la smetteva, è stato metterle la museruola.
A quel punto Gloria si è avvicinata al toro, gli ha chiesto scusa e gli ha detto che saremmo dovute passare.
Francesca, as usual, rideva e io ribadevo il concetto all’animale, tenendo dietro di me Nina e chiedendogli gentilmente di farci spazio.
Il toro a quel punto lo fa.
Ci fa spazio.
Entra dentro la macchia, ci fa passare, e torna a camminare in direzione contraria alla nostra, sul sentiero che condividevamo.
Fantastico! Evviva San Francesco!
Rientriamo alle 19:30, dopo esserci fatte il bagno a Saleccia, il tempo giusto per farci una doccia e metterci a tavola.
Una cena DIFFICILISSIMA, data la quantità di vespe che si avventavano sulla carne. A Marotta una ne ruba un consistente pezzo dal piatto, davanti alla sua incredulità (“No, scusa, quello è mio! Ma come?”).
Per non pensarci abbiamo bevuto tre litri di vino in caraffa.
La mia morte.
Alle 23.20, non so in che modo, mi alzo dai tavolini, saluto tutte e mi ficco in tenda con la testa che gira.
Domani la vedo dura.