Ormai siamo diventate velocissime a smontare le tende, talmente tanto che il buco temporale resta lo stesso di sempre, nonostante, appunto, abbiamo dovuto rimettere tutto a posto, tra l’altro secondo una disposizione super strategica che ci permettesse di andare nel
deserto con una sola macchina (e quindi con un solo carico di tende vestiti e cibo) e starci per due notti.
Ora, avendo i nostri nonni vissuto la guerra, ci portiamo nel sangue questa massima preoccupazione per il cibo.
Deserto-due giorni-quattro persone, una prospettiva così potenzialmente catastrofica che ci porta ad effettuare un carico in macchina suddivisibile in tal modo: 15% roba per il campeggio, 5% vestiti, 80% cibarie.
Alle 13:48 lottavamo con le vespe sulla
spiaggia di Lozari, anche qui tra la sabbia bianca e il mare cristallino.
Dopo esserci ristorate sotto l’ombra degli arbusti, rimontiamo nelle macchine per arrivare ad
Agriates.
Fermiamo la macchina di Fra e Claudia presso il parcheggio de U Salone, poco prima della sterrata che si snoda per 13 km fino alla spiaggia di Saleccia.
La signora dell’emporio ci fa parcheggiare a patto che consumiamo qualcosa, e allora di tocca prendere un
Giacometti bianco, che mi aveva consigliato papà dall’Italia e che ha le viti proprio in questa zona.
Ai posti di partenza, e via.
Il nostro primo lungo
fuoristrada, sempre col culo stretto perché che ne sai che François c’ha azzeccato veramente?
Con Quasi più entusiasmo di Mirabilandia, reggendoci a qualunque cosa, scendiamo per questa polverosa strada dissestata per un’ora, mentre veniamo superate a destra e a manca dalle navette 4×4 che portano giornalmente alla spiaggia e che evidentemente oramai se la fanno ad occhi chiusi.
Arriviamo a destinazione senza alcun intoppo e con grande classe: Betty non ci ha deluse, e François è il genio delle macchine!
Ci fiondiamo al mare, che è così bello, da lasciarci a bocca aperta.
Prima di tuffarci però andiamo a prendere una piazzola nell’unico campeggio del deserto:
Camping U Paradisu .
Riccardo, il proprietario, ci comunica che non c’è posto. Poi in realtà ci trova la piazzola 37A, fronte cessi (per la felicità di Claudia), e ci fa assicurare che non restiamo più di due notti perché poi è riservata.
Montiamo tutto alla velocità della luce, tanto da prenderci i complimenti dei vicini milanesi (“Ma avete già montato tutto? Siete velocissime!”), e ce ne andiamo al mare che dista poco meno di 500 metri dalla nostra piazzola.
La più contenta di tutte è Claudia: finalmente un po’ di confort, gente che parla italiano (qua c’è mezza Milano) e soprattutto finalmente un po’ di movida al bar.
Della movida ne godiamo fino all’1 di notte (per la prima volta in tutta la vacanza abbiamo scavallato la mezzanotte), sotto il portico del ristorante, cantando prima insieme a dei ragazzi italiani che suonavano la chitarra, poi gustandoci un concerto improvvisato tastiera-voce fatto per lo più da canzoni (egregiamente interpretate) di Jaques Brel.
Non riusciamo a vedere le stelle al mare per l’eccessiva stanchezza, ma in compenso ce ne andiamo a dormire sotto la romanticissima luce diretta del bagno.