Il sorriso a Francesca le è sparito dalla bocca verso il cinquecentoventiduesimo muggito, intorno alle 2:45.
A noi invece è bastato il quarto per capire che la notte non sarebbe passata facilmente.
Dietro le nostre teste una mucca ce l’ha fatta pagare per la quantità di vitello mangiato ieri sera. Il karma.
È stata un’agonia.
L’unica che sembra non essere stata intaccata dalla cosa è Nina, che ha beatamente dormito in tenda con noi tutta la notte.
Di contorno alla vacca assatanata vi è stato una sorta di attacco di panico in piena notte e si è rotta una stecca della nostra tenda.
Comunque. Obiettivo del giorno: andare a Porto e affittare una barca, anche nei prossimi giorni, per arrivare alla Riserva di Scandola.
Ci si sveglia lente e si gode della colazione in campeggio, poi ci si stringe dentro Betty Boop e via.
Prima di arrivare a Porto passiamo per Les Calanches, insieme ad altre 50 macchine, in una stradina a due corsie, tutta curve e larga il giusto per far passare due Smart, il che significa che ci si ingolfa lì tutti insieme. Altro che assembramenti!
Il paesaggio è meraviglioso, la pietra rossa della Corsica qua si accende ancora di più, in queste formazioni rocciose stravaganti, modellate dal vento e dalle piogge.
Fermiamo la macchina e ci facciamo una passeggiata per il sentiero ombroso che va verso Château Fort.
Arrivate poi a Porto ci rendiamo conto esserci solo chioschi per la location de bateaux, cosa che ci fomenta non poco. Non vediamo l’ora di prenderne una!
…
“Ora” che non vedremo proprio mai, dato che la prima barca disponibile è lunedì prossimo, quando noi saremo probabilmente già dentro il deserto des Agriates.
Rosichiamo. Domani ce ne andiamo allora. La prendiamo da Calvi la barca!
Per consolarci corriamo verso la grande spiaggia di Bussaglia.
È una spiaggia di sassi scuri, il mare è cristallino e intorno ci sono delle montagne meravigliose.
La cosa più assurda del posto è lo strano tempo atmosferico: c’è foschia e le nuvole sono basse. Basse che manca poco perché noi fossimo avvolte nella nebbia.
Anche se il momento più assurdo veramente è stato quando una mucca è scesa in spiaggia da sola, dal nulla, e Nina l’ha rincorsa, abbaiandole, per un bel po’, stando sempre attenta a tenersi a una decina di metri di distanza. Nina cuor di leone!
A parte questo, ci godiamo l’acqua e l’ombra del primo ombrellone piantato in tutta la vacanza. Gloria no, Gloria si infila tra gli alberi in fondo alla spiaggia.
Verso le 19 decidiamo di tornare in campeggio che preparare la cena e aggiustare la tenda sono cose che è meglio fare con la luce.
Solo che poi, mentre andiamo, passiamo davanti allo svincolo per la spiaggia di Chiuni. È la spiaggia del Club mediterranée, la Valtur francese, che quest’anno per via del Covid non ha aperto; per questo ci hanno consigliato di andare: è molto bella e per un anno anche molto tranquilla.
Quindi che fai, non ti fermi? E quando finalmente trovi una birra da 33 cl a due euro e cinquanta (qua esistono solo da 25 e vengono almeno 3 euro), che fai non te la prendi e non ti butti in spiaggia?
Il tramonto sul mare è sputtanato, è vero, ma a ragione. A questo punto del viaggio, in due settimane, non avevamo praticamente mai visto il sole scendere in acqua, sono i nostri primi bagni ad ovest! E da figlia del Tirreno continuo a pensare che non ci sia paragone: il tramonto sul mare è quella smielatura che non stucca mai.
Tornate in campeggio ci dividiamo i compiti: Gloria e Francesca sistemano la tenda (tempo stimato 18 minuti, tempo effettivo 43 minuti – risultato: tenda accroccata, “non ti muovere troppo là dentro”), Claudia si lava e io preparo la pasta al pesto.
Prima di dormire Marotta lotta col cosmo per riuscire a vedere una stella cadente, cosa stranamente ardua, questa sera. Poco prima di cedere, però, ne vede una che valeva le otto viste ieri (io testimone).
Ora si può andare a dormire, stasera sembra che la mucca ci risparmi.