Sveglia all’alba per andare a stalkerare François.
In realtà ieri ci aveva chiesto di dargli i soldi della puleggia in anticipo: 170 euro.
Quella situazione in cui non puoi non fidarti eppure devi trovare qualsiasi escamotage per poterti salvare il culo qualora ti fregassero.
Dopo una serie di briefing a riguardo abbiamo optato per preparare un foglio/ricevuta nel quale, in un francese arrabattato, avevamo scritto che io sottoscritto François qualcosa, numero di documento, ho ricevuto da Gloria, numero di documento, 170 euro per comprare sta puleggia. Doppia firma e ciao.
Ecco, con questo pezzo di carta strappato dal diario ci saremmo sicuramente sentite più tranquille e in caso saremmo potute andare dirette dalla polizia.
Andiamoci piano ora però. Facciamo le carine. Non facciamolo innervosire subito. Il pezzo di carta teniamolo in tasca e tiriamolo fuori alla fine!
François abita in una casa mobile presidiata da 14 gatti e tre cani con le pulci. Non tutti i gatti hanno un nome. Ma una si chiama Marta, come la sua ex, quella prima dell’attuale, e quella dopo di Corinne.
François è un gran latin lover.
Fatto sta che dopo i convenevoli, di fronte a noi, che custodivamo gelosamente la dichiarazione nella tasca dei pantaloni, chiama il negozio: il pezzo è arrivato.
Per accelerare i tempi lo andiamo a prendere noi ad Ajaccio; François non vuole più la caparra e nel salutarci ci dice: “mi ha detto che vuole 182 euro, provate a farglielo abbassare a 170, come ci aveva detto!”
Io stringo il foglietto, mentre tengo la mano in tasca e mi sento terribilmente in colpa. Mi sa che non ci vuole fregare. È un tipetto buono questo François, ed è ovvio che ci abbia prese in simpatia.
Alle 12.30 gli lasciamo la macchina e la puleggia nuova (per la quale non abbiamo ricevuto nessuno sconto), e ci dice che per le 15:30 è pronta.
Fila tutto stranamente liscissimo.
Torniamo in campeggio, se così si può chiamare, e andiamo a pagare.
Corinne, la proprietaria, si stava lavando e incontriamo quella che pensavamo fosse la sorella.
Quando vai nei posti a conduzione familiare, soprattutto quelli piccoli dove ci sono anziani, torni a casa che sembra di conoscerle da sempre quelle persone, delle quali, in quel breve tratto di vacanza, hai appreso più di metà della loro vita.
E così è stato anche lì.
La sorella di Corinne in realtà è la sua matrigna.
Figlia di albergatori e ristoratori, è nata e cresciuta al sud di Parigi, dove prima aiutava la famiglia e poi ha iniziato a lavorare a “Les impôtes”.
Si è sposata con un tipo che, dopo averci concepito Jeanqualcosa, si è rivelato un “grand conard”. Così ha conosciuto il papà di Corinne, solo con la figlia, perché la moglie era scappata, e ci si è fidanzata.
Corinne aveva 14 anni, Jeanqualcosa 13. Praticamente lei è stata la mamma di entrambi, e ora fa un po’ su e giù con Parigi perché Corinne è spesso sola, e lei comunque vuole tornare a Parigi perché ha la sua casa, le sue amiche, va a bere e a ballare.
A bere e a ballare.
Ottantadue anni, ed è più giovane di me.
Corinne invece ha 60 anni, era sposata con François, con il quale ha fatto due figlie (i cui nomi mi sfuggono).
Lei correva con le macchine (talvolta con le moto), lui le aggiustava. Dalla nascita della prima figlia però, ha abbandonato le corse in macchina, e sedici anni fa, dopo essersi costruiti la casa lì a Carbuccia, si è lasciata con François.
Cinque anni fa la figlia inizia a frequentare un tipo super interessato alle macchine e alle corse, così a Corinne riprende lo sghiribizzo di correre.
Alla veneranda età di 55 anni ha ricominciato: ha corso quattro gare, ed era molto felice di aver ripreso dopo anni. Alla quinta, però, subisce un brutto incidente che le spezza la schiena (così ha detto: “j’ai cassé le dos”).
Ora è invalida, tutta ricurva, pare più vecchia della matrigna e nel blu dei suoi occhi si vede bene che si è mescolata rabbia e tristezza.
E quindi, nonostante la non-piazzola, nonostante abbiamo ascoltato col cuore in mano le sue storie tristi, nonostante avremmo dovuto farle pena, ci fa pagare uguale, anzi, non risparmia nulla. Perché evidentemente la sua rabbia la sfoga nei conti salati dei clienti di quel campeggio-non-campeggio di sfollati, così folkloristico, gypsie e freak insieme.
Alle 15:45 Gloria risale dagli abissi del cimitero con la macchina che ha tutt’altro suono, mentre io e Nina facevamo le feste a Francesca e Claudia appena arrivate nel centro nevralgico della Corsica: Carbuccia (altro che Zonza)!
Il viaggio riprende ufficialmente!
Salutiamo un po’ a malincuore e per lo più molto felici quella strana casa e andiamo verso Cargese, dove ci attendono Valentina e Mauro, i due tipi conosciuti in nave, che mai hanno smesso di scrivermi per sapere quando ci saremmo finalmente visti.
Ci hanno anche tenuto la piazzola accanto alla loro, comunicandomelo con ventotto messaggi, da ieri sera ad ora.
Sbigottite da tutto questo affetto indesiderato montiamo le tende una piazzola più in là e scappiamo al mare di Cargese a farci il bagno al tramonto.
Per festeggiare il compleanno di Claudia e l’inizio di una vacanza insieme, si cena al campeggio con la carne di vitello bio allevata da loro.
Splendida è poco.
Vediamo così, en passant, quasi una decina di stelle cadenti nel giro di pochi minuti, e ci infiliamo nelle tende con il fastidiosissimo muggito di una mucca dietro le nostre teste e il sorriso di Francesca perché “che bello, questo muggito concilia il sonno”.