VIAGGI A MANO LIBERA

Giorno 8 - 28 LUGLIO

Tbilisi
In giro per la città

Abbiamo ucciso Obelix.
Lui è stato davvero carino, proprio dolcissimo.
Noi lo abbiamo massacrato.
È iniziata più o meno così:
G “Noi vorremmo andare al giardino botanico”
O “Wow ok! Ma ci vorrà un’oretta a piedi. Voi ce la fate a camminare un’oretta?”
G “certo!”
O “Sicure? Perché io cammino eh!”
G “Sicure!”
La passeggiata è finita con 18 km macinati (e 51 piani saliti, precisa il mio telefono) e Obelix che ha chiesto pietà almeno 8 volte
(La più eclatante, la prima, in cui si siede, sfranto, su una panchina al sole. Gli diciamo di metterci all’ombra e lui, pur di non fare i 30 metri che lo separavano dalla panchina all’ombra, si siede su un mini scalino e si spiaccica letteralmente al muro dove c’era un rigolino d’ombra).
Quando siamo tornate in ostello (lui è rientrato un paio d’ore prima di noi), una ragazza svizzera ci guarda e fa: “You killed Daniz, he was dead.”
In ogni caso Obelix è stato un amore, peccato solo che non si era cambiato la maglietta. Probabilmente erano 4 giorni che non si cambiava la maglietta.
Ma è bastato camminare davanti a lui ed evitare di respirare quando stavo dietro (il problema è stato tutto e solo mio, dato che Mrs Nonsdraiartisulcoprilettocoipantaloni non sentiva nessun odore sgradevole – “Sei esagerata” – “Gloria, ha la stessa maglietta di 4 giorni fa, la stessa con cui si è svegliato stamattina quando lo abbiamo incontrato in cucina”).
Comunque. Ci ha mostrato tutto il quartiere turco, ci ha spiegato la storia della banca di liberty square, ci ha portato a vedere una antica sinagoga, intonando di tanto in tanto, sulle vocali, gridolini da opera lirica che la sua S moscia condiva benissimo.
C’è stato un momento in cui ho anche pensato di abbracciarlo. Quando, sfranto, sudato e felice, seduto sotto un gazebo in un momento di riposo, in mezzo al Botanical Garden, prima ha detto “You both are slim!” Roba che mai nessuno mi ha mai detto. E poi, di fronte alla mia risata sguaiata, che per tutti era comprensibilissimo significasse “sevabbemagramacheccazzostaiadì”, ci recita un detto turco (Obelix è turco, sì.): “Eger esin biraz topluysa sarilacak daha cok yer var demektir” che ha tradotto così “If you’re wife is big it means you have more place to hug.” Che dolcezza di uomo!
Anche il giro è stato meraviglioso. Tbilisi ce la siamo girata davvero in lungo e in largo. Abbiamo comprato i calzini più cool della Georgia, rimediato un quadretto di legno e un assaggio di Noodles che ci ha poi condizionato la serata (Pranzo. Avevamo fame. Vediamo due ragazze che promuovevano daytrips mangiare noodles, ci avviciniamo e chiediamo dove lo avessero preso. “Come here, taste if you like!” E ci dà in mano il suo box e le sue bacchette. Poi ci dicono che ce lo avrebbero ordinato se avessimo aspettato 20 minuti. – ringraziamo, decliniamo e decidiamo di mangiarlo a cena, usando cetrioli, maionese e uova rimaste per la colazione del giorno dopo. Ma la nostra idea sui georgiani si fa ogni momento più positiva).
Altra chicca della giornata è stata la serata passata nel Sakhelosno bar. Rimediato grazie alla domanda più gettonata di Gloria ai ragazzi di Tbilisi “What’s you’re favourite place in Tbilisi?”.
Arriviamo alle 23.00 e non c’era nessuno. Stavano iniziando a sistemare il karaoke. Alle 24.00 mettono un posacenere sopra ogni tavolo e il pub si riempie di gente e di fumo. Battaglie tra ventenni georgiani prima di banalissima musica pop, poi hip hop, poi semi lirica commerciale.
Alle 3, dopo che nessuno ha cantato Volare oh oh Cantare oh oh, un po’ deluse da questa mancanza e dalla nostra timidezza (avremmo dovuto cantare anche noi), finisce la nostra giornata.