VIAGGI A MANO LIBERA

Giorno 12 - 1 agosto

Kutaisi
Hostel Forrest
Ovvero il giorno del cibo sbagliato.
Già un po’ stranite dal fatto che abbiamo dovuto fare colazione con gli Oreo (che poi si riveleranno la scelta più azzeccata del giorno 12), la giornata non è proseguita affatto bene in quanto a gastronomia.
Alle 9.27 un certo Georgi ci raccatta per strada accettando la nostra richiesta di autostop e ci offre una caramella alla menta un po’ troppo dolce (roba da far rabbrividire le mamme e le loro raccomandazioni sugli sconosciuti).
Alle 10.39, dopo aver preso la peggiore mashrukta della vita, ci fermiamo alla tappa ristoro del nostro viaggio della speranza. Proviamo a consolarci con un “kachapuri but whithout milk” che è un po’ come chiedere una carbonara senza uova. E infatti ci rifilano un Lobiani. Sempre una delle loro focaccine ma con i fagioli. Che forse per farcela pagare dell’eresia detta, hanno direttamente spiaccicato lì senza condirli. Senza nemmeno un po’ di coriandolo.
Talmente insulso che io schifata ne mangio solo un quarto. Gloria tutto il resto.
Alle 14.45, arrivate da poco a Kutaisi e preso possesso del letto con le molle, ordiniamo un kachapuri con la carne (finalmente della carne speziata e niente formaggio!) e dei funghi arrosto.
I funghi presi e messi al forno, così come erano. Sconditi e salutari.
Il kachapuri era col fegato.
Col fegato.
Che è carne il fegato?
E in più il cornicione era pieno di formaggio fuso.
Risultato: io mangio i funghi e il pane, Gloria tutto il resto.
Alle 17.03, al mercato di Kutaisi (che da solo merita una tappa in questa città per il resto abbastanza inutile), ci fanno assaggiare della chacha alla pesca fatta in casa.
Oltre al fatto che era particolarmente dolce (ma per quanto mi riguarda era l’unico valore aggiunto), la percentuale alcolica si aggirava intorno al 97-98%. Roba da sputare fuoco.
Alle 21.13 entriamo nel wine bar più “in” della città più verde del mondo. Poca scelta di cibo. Lui ci consiglia delle salsicce fatte in casa (che scegliamo con entusiasmo per appagare la mia voglia di carne speziata che ora dopo ora era vertiginosamente cresciuta) e della verdura con la crema di noci.
Due bicchieri di vino rosso locale e via.
Gloria, già provata dalla giornata, preannuncia che avrebbe mangiato poco e niente, per la mia felicità, data la mia pancia vuota.
E “poco e niente” è relativo quando portano la salsiccia con fegato e nella metà delle verdure c’è la rapa rossa.
Io ho assaggiato tutto, ma a pulire i piatti ci ha pensato Glo.
Per fortuna che la chacha ha dato una marcia in più al suo metabolismo!
Io torno a casa leggera come un passerotto invece.
(Ora, da questo diario io risulto particolarmente difficile in gusti alimentari. In realtà la mia intolleranza al lattosio rende tutto più complicato. Non mangio solo interiora e rape. Che invece sono state il ritornello della giornata e la dannazione di Gloria)
Un paragrafo a parte, invece, potrebbe essere dedicato allo schifo della doccia e del bagno in generale dell’ostello (quello di Lulu splendeva, in confronto). Ma magari domani.