Due mesi fa conoscevamo pure i nomi delle nonne dei piloti che ci avrebbero portato in Georgia. Sapevamo bene le tappe, come raggiungerle e i nomi degli ostelli. Ci mancavano giusto due o tre informazioni che, per eccessiva euforia e troppa distanza temporale dalla partenza effettiva, abbiamo deciso di rimandare.
Così, due mesi dopo, il giorno della partenza eravamo allo stesso identico punto di due mesi prima. Con la sola differenza che ci eravamo dimenticate tutto. E che avevamo lasciato in sospeso un paio di e-mail che ci notificavano che non c’erano i trasporti per le due Guesthouse montane nei giorni in cui avevamo prenotato noi.
Diciamo però che è già tanto avere preso l’aereo in tempo (oltre che l’aereo giusto)
(Ma soprattutto non aver cambiato – in calcio d’angolo – 300 euro di soldi Giordani, perché “è sempre meglio cambiare in Italia che nel posto in cui arrivi” – ma se arrivi in Georgia con i soldi Giordani poi finisce che te li dai in faccia.).
Atterriamo a Kutaisi in piena notte, a notte fonda grazie al Georgian Bus ci intrufoliamo nella Guestouse Tea, dalla quale partiamo la mattina successiva in direzione Tbilisi, via mashrukta*.
Abbiamo realizzato una volta in Georgia che:
La capitale si chiama Tbilisi e non Tiblisi.
Forse è meglio comprare una Lonley Planet che fare le pulciare, decidere di prenderla in biblioteca prima di partire e dimenticarsene completamente, restando quindi all’oscuro dei dettagli storici e dei consigli di viaggio.
Sarebbe bene presentarsi alla Guesthouse con i soldi già cambiati, piuttosto che costringere marito e amico della proprietaria a cambiare programmi e accompagnarci sbuffando in city center, aspettarci, e poi portarci alla stazione del bus.
Come anche sarebbe meglio avere una mappa del posto in cui alloggi con i rispettivi mezzi pubblici, piuttosto che prendere bus a caso e doverli cambiare almeno cinque volte (anche se poi grazie alle ore passate in autobus riesci a visitare tutta la città con una botta sola e quindi puoi anche andare via).
È meglio dire “thank you” anche se qualcuno non capisce, piuttosto che cercare di ricordare MADLOBA, restando ferma in silenzio e guardando in alto (Verdone style), perché rischi di passare per maleducata.
Della Georgia poi abbiamo imparato che:
I soldi Georgiani hanno delle simpaticissime mucche disegnate sopra.
Tbilisi è stata fonte massima di ispirazione di Escher e i suoi quadri pieni di scale e di dimensioni.
Non lamentarti della Raggi e delle buche, i georgiani fanno rally in centro città.
Sulla mashrukta si sente solo musica trash rigorosamente remixata, ma puoi anche riuscire a sentire Bella Ciao cantata con accento russo.
L’alfabeto georgiano è un trip.
მარტა ე გლორეა
(Marta e Gloria)
*La marshrukta è un furgoncino tipicamente sgangherato, utilizzato come sorta di taxi condiviso, che varia dai 9 ai 20 posti e i cui orari variano a seconda dell’affluenza delle persone e dell’umore dell’autista.