VIAGGI A MANO LIBERA

Giorno 25 - 18 agosto

Mont Saint Michel

Cose che non sapete su Mont Saint Michel:
– nel 2008 ci abitavano 42 persone, oggi 33.
– c’è un nome specifico per quei tratti di terra che diventano isole per volere delle maree: isole tidali, e il tratto che cuce l’isola alla terra ferma si chiama tombolo.
– se non siete sicuri di come appellare con precisione questo sito non vi preoccupate, nemmeno i francesi lo sono. La verità è che il comune amministrativo di chiama “LE Mont Saint Michel”, mentre l’isola “Mont Saint Michel”, senza Le, così per confonderti per bene.
– è gemellato con Monte Sant’Angelo, in quanto entrambe mete di pellegrinaggio in onore dell’Arcangelo Michele.
– il sito esiste solo perché l’Arcangelo Michele ha perforato il cranio del vescovo d’Avranches, Aubert. L’arcangelo era particolarmente spazientito dal fatto che per due volte che gli era già imboccato in sogno ordinandogli di costruire una chiesa su quel tratto di terra in suo onore e non l’avesse ancora fatto. E come si suol dire, non c’è due senza tre.
La reliquia del cranio è conservata presso la Chiesa Saint-Gervais di Avranches, e in ogni caso i modi coercitivi dell’Arcangelo Michele hanno funzionato alla grande: nel 709 fu inaugurata la prima chiesa in suo onore.
– è il secondo sito turistico più visitato della Francia, dopo la Tour Eiffel.
– la passerella che hanno finito di costruite nel 2015 per arrivare al paese con comodità, non è stato un gesto di attenzione nei confronti dei turisti, bensì nei confronti dell’isola stessa, che per colpa dell’intervento umano stava per perdere la sua natura di isola tidale. Ora, grazie ad essa, quando le maree superano il livello 100, e la coprono del tutto, Mont Saint-Michel torna ad essere isola.

Cose che non sapete sulla nostra giornata:
– abbiamo dormito 10 ore e mezza filate
– c’è stato un rapidissimo confronto tra me e Gloria sull’organizzazione della giornata: pranzo sulla strada per Saint Malo con moules frites e poi Saint Malo, oppure passeggiata di 4 km fino a Mont Saint-Michel, visita del sito, ritorno e cena a Saint Malo con galettes?
La seconda, senza alcun dubbio.
– abbiamo aperto un vino bianco di Bordeaux a pranzo
– non ci siamo alzate dal tavolino vista Mont Saint-Michel fronte macchina fino alle 16:30, e l’abbiamo fatto solo per vergogna
– nel delirio alcolico abbiamo avviato il Juke Box su instagram, del quale mi sono pentita una volta che i fumi dell’alcol si sono affievoliti, per pudore e dignità
– abbiamo inchiodato in mezzo alla strada, quando siamo riuscite a partire, dopo che mi sono ricordata di aver lasciato gli occhiali sul tettuccio della macchina; sono scesa al volo e ho iniziato a correre stile Forrest Gump per anticipare eventuali macchine che avrebbero potuto schiacciarli. Li ho ritrovati intatti a bordo strada, sul praticello.
– Abbiamo deciso che a Mont Saint-Michel non ci andiamo. Tanto ne saremmo rimaste deluse dall’eccessiva commercializzazione. Ci facciamo bastare e riempire dalla vista che abbiamo avuto fino ad ora, tutta per noi, assolutamente privilegiata, nello spot più bello e più di lusso trovato finora.
– Saint Malo all’inizio non ci è piaciuta tanto, ne abbiamo cercato l’anima ma non l’abbiamo trovata subito. Troppo casino. Troppa gente.
Poi sì, invece. Ci è servito di entrarci dentro, di starci, e arrivare fortuitamente alle mura che si affacciano alla Plage de Bon-Secours perché la città assumesse un altro sapore.
In ogni caso l’abbiamo trovata meno particolare e sorprendente di altre, come Vannes o Quimper.
Bella, dura, imponente e non prevaricante.
Ce li vedo i corsari dentro. Ce li vedo, al posto di fiumi di gente e di locali dedicati ad ogni tipo di ristorazione, a bere rhum brindando all’ennesimo saccheggio, a parlare tra di loro delle malounières nelle quali sarebbero andati ad abitare perché intra-muros gli stava stretta, ad ascoltare le urla dei marinai intenti nelle operazioni di attracco, provenienti dalle navi subito là fuori. Ce li vedo nella nebbia, nella tempesta, nelle giornate di sole, nel silenzio e nel casino delle feste o delle rivolte.
In realtà però non l’abbiamo girata molto e soprattutto per niente in maniera approfondita, e questo mi dispiace.
– mi sono emozionata tantissimo quando ho riconosciuto la spiaggia sulla quale papà e Simone una decina di anni fa disegnarono un cuore per me.
– Gloria ha avuto dei crampi allo stomaco per tutto il tempo in cui abbiamo camminato per le vie della città. Poi l’ho obbligata a bere un tè caldo. Le ha fatto talmente bene che subito dopo è riuscita a mangiarsi delle patatine fritte e due mezze galettes salate, una con uovo formaggio e prosciutto e l’altra con la salsiccia tipica.
– Gloria non ha più avuto mal di pancia.
– Finalmente (o forse no) insieme alle prime galettes, abbiamo incontrato la tipica pioggerellina bretone, quella che la maggior parte delle persone quasi non realizza esserci, ad eccezione di chi porta gli occhiali, che impreca.
– Andiamo a dormire in un parcheggio tra Saint Malo e Cancale perché domani prima di andare a Dinan voglio altre ostriche, anche se Gloria non le approva.
Io le voglio, anzi, le esigo.