VIAGGI A MANO LIBERA

Giorno 21 - 14 agosto

Carantec

 

Il piede potenzialmente non permetterebbe di fare 14 km di camminata, dato che mi sveglio con una pagnotta al suo posto, ma l’acqua dell’oceano è l’antidoto ideale, quindi si va.
Partiamo dalla Plage du Clouët e arriviamo alla Plage de la Grève Blanche perimetrando tutta la punta di Carantec.
Questo pezzo di GR34 ci piace parecchio, e ci piace parecchio anche stilare liste e classifiche, quindi ve lo raccontiamo così (anche se per tirare giù la classifica abbiamo passato mezz’ora a discutere).
AL PRIMO POSTO: Gli isolotti che popolano il golfo di Morlaix e, in particolare, non tanto lo Chateau du Taureau, quanto il faro della mini Île Louët (tutto raggiungibile in canoa che si può affittare a Carantec) .
AL SECONDO POSTO: Lo Chemin des Huîtres, un tratto di costa costellato di sites ostréicoles, dove passando tra muletti rossi, rigidi sacchi reticolati, tondini di ferro arrugginito, vasche per la pulizia piene di ostriche, macchinari vari, pile di cassette di diversi colori e odore forte di mare, puoi anche fermarti a degustare 6 ostriche a 8 euro (anche se noi, ancora sazie dalla colazione, non l’abbiamo fatto).
AL TERZO POSTO: L’acqua oceanica della Manica, inspiegabilmente trasparente bassa e calma, che riconosci non essere il mediterraneo solo dopo che ci hai infilato dentro l’alluce destro e ti si toglie il respiro dal freddo (ma dentro alla quale comunque ti ci tuffi perché è davvero invitante).
AL QUARTO POSTO: La conversazione con la tipa della bloulangerie.
– che mi consigli, di dolci tipici di Carantec?
– guarda abbiamo tutta la biscotteria della casa.
– no volevo qualcosa più tipo un gâteau
– ah, allora c’è questo, questo o quest’altro.
– quale mi consigli tu?
– questo, è proprio tipico di qui.
– perfetto! Ma che c’è dentro per essere così tipico?
– burro e zucchero
– vai, andata!
(che domanda idiota ho fatto!)
Al ritorno, dopo il pranzo alla plage de grève blanche, nel ringraziarla, col fiatone e il colesteloro che parlava al posto mio, scopriamo anche come si chiama: KOUIGN AMANN.
AL QUINTO POSTO: La fontanella di acqua potabile e fresca alla Plage du Kélenn e il relativo bagno pubblico stranamente pulito.
AL SESTO POSTO Le case dei ricchi di Carantec. Diciamo che il fatto che la cura delle case per i francesi sia una cosa maniacale, l’abbiamo appurato da quando siamo entrate in Provenza. In qualsiasi luogo noi abbiamo camminato, siamo rimaste stupite da questi praticelli ben tagliati, i fiori sempre in mostra, le verandine vetrate ben tenute, tutto sempre ordinato. Però ecco. Qua a Carantec hanno dato il meglio, finora. Le case che guardano il mare sembrano finte. Meravigliose (anche se mettono un po’ a disagio per via dell’eccessiva perfezione che emanano).
AL SETTIMO POSTO: La marea che va al contrario. Fino a due giorni fa, la mattina era bassa marea e la sera alta, dalle 16.30 la spiaggia si riempiva di oceano.
Stamattina invece ci svegliamo e c’era già il mare, pensavamo non ci fosse il fenomeno nel golfo di Morlaix, o che comunque non fosse così accentuato. Invece sulla strada del ritorno, desiderosa di mettere il piede in acqua, come avevo fatto all’andata, ci rimango malissimo: il mare non c’era più. La marea qui va al contrario: alta la mattina, bassa la sera e ancora non abbiamo acoito perché.
ALL’OTTAVO POSTO (in classifica ma per ultima): la temperatura. I 22 gradi che ci accompagnano durante il giorno diventano 35 al sole e 15 all’ombra. Questo fa sì che la permanenza in ognuna delle due situazioni non ti soddisfi, ma in ogni caso sai dove rifugiati quando il fastidio eccede.

Prima di trovare il nostro meraviglioso spot notturno, in un parcheggio con una cinquantina di altri van, in mezzo al quale passa il GR34 (la scena quindi è una sfilza di tavolini e campingaz, gambe che sbucano dai bagagliai dei van e gente che cammina abbastanza attonita sul sentiero), andiamo al Phar de Men Ruz, a Ploumanac’h.
Massi enormi di granito rosa di diverse dimensioni e forme creano la base del panorama oceanico cosparso anche qui di simpatici isolotti. Ed è subito Sardegna.
Per arrivare al faro dal parcheggio a pagamento ma che ora all’ora del principio del tramonto non si paga più, c’è un comodo sentiero. Ma perché percorrerlo, se puoi sfragnarti le gambe sui roccioni di pietra ruvida che con questo sole così tipedo lasciano brillare il loro cuore rosa?
Perché percorrerlo se hai deciso di mettere le infradito e puoi sentire ad ogni passo l’instabilità e la scivolosità che le contraddistingue, costringendoti a toglierle e scalare scalza questi scogli comunque così ospitali?
Perché percorrerlo se puoi sbucare da un pertugio in basso, facendo uscire prima la testa, poi il collo e infine i piedi, sorprendendo turisti e gente autoctona che consuma la sua cena fronte infinito?
La vista è strepitosa ma più di tutti sono strepitosi l’ora e il modo in cui abbiamo scelto di arrivarci.

    Tiziana Bocci
    15 August 2021

    Perche percorrerli??? Me lo chiedo anche io ...poi la risposta sale spontanea e quasi banale ... Perche' voi siete Marta e Gloria 😍😍😍🤣🤣🤣😘😘😘
    PS.. e Ninetta??? ...🤩🤩🤩

      amanolibera
      17 August 2021

      Perchè è impossibile non farlo, le gambe e gli occhi vanno da soli. 🙂

    tiziana
    20 August 2021

    🧚🧚

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