VIAGGI A MANO LIBERA

Giorno 20 - 13 agosto

Pointe du Raz

Avete presente la scena di Friends in cui Phoebe prova ad insegnare il francese a Joy e ci prova per tutta la puntata e Joy proprio non ci riesce, anche se è convinto di farlo? [se non l’avete mai vista andatevela a cercare su YouTube] 
Ecco, più o meno questo è quello che sta succedendo a noi, a me in particolare, in relazione ai nomi dei diversi luoghi bretoni calpestati e da calpestare. 
Penso non mi sia mai successo, ma tant’è.
Le conversazioni, quindi, talvolta, rasentano la schizofrenia (domani andiamo a Carcar? No era Cancarnac… o Cancarneau? No ma quella è un’altra cosa, ci siamo già state. Sicura? / Apri Google Maps / Domani andiamo a Carantec.), ma fondamentalmente perché hanno un suono strano, e poi si assomigliano tutti, i nomi bretoni. 
La Bretagna è lunga declinazione di villaggi:
CARNAC
CANCARNEAU
CANCAL
CARANTEC
PLOUMANAC’H 
PLOUINEC
POULDREUZIC
PLOUZANÉ
TREBAURDEN
TREGASTEL
TREVOU-TREGUIGNEC (è irregolare) 
TREVENEUC
– 
LESCOFF
PLOGOFF
ROSCOFF
se volete continuo ma è una fatica andare a vedere ogni volta come si scrivono. Quindi fidatevi. 
 
Comunque. 
Stamattina ci gustiamo un’alba meravigliosa. La palude che anticipa il mare evapora lentamente, e gli uccelli che vi riposano dentro sono eleganti e tenebrosi, avvolti dal fumo bianco. 
Il mare è mosso, l’umidità si vede ad occhio nudo, la luce è strana, grigia, rosa, giallo pastello e di un timido azzurro. 
Piano piano si rischiara, mentre noi sorseggiamo il caffè caldo completamente imbacuccate (“signora mia non è tanto il freddo, quanto l’umidità”. Mai verità fu più vera).
Oggi si va a Pointe du Raz, l’ultimo promontorio di Cap Sizun, che singhiozza in mare con degli isolotti di pietra, su cui hanno costruito dei bellissimi fari.
Il posto è abbastanza turistico, sembra esserci un unico grande parcheggio a pagamento per poterlo visitare. Sembra. Oddio. Così è, se non vuoi camminare una mezz’oretta.
Noi, che già avevamo (splendidamente) speso 10 euro di pesce ad un affumicatoio trovato casualmente per strada, non avevamo alcuna intenzione di pagare 7 euro (non l’avremmo avuta comunque). Così ci inoltriamo a Lescoff che ha due vie e nove abitanti ma troviamo il parcheggio libero.
Arriviamo a Pointe du Raz tramite GR34, il sentiero dei doganieri, quello che gira tutta la Bretagna e che prima o poi verremo a percorrere a piedi.
Sì, il sito è turistico ma fortunatamente anche molto ampio, quindi non si soffre la densità della gente intorno.
La vista è stupenda già prima di arrivare alla punta. A sinistra basse scogliere a picco sul mare e a destra batuffoli di cespuglietti viola, verdi e arancione scuro che contornano, nello sfondo, il primo grande faro e la statua di Notre-Dame des Naufragés (un po’ triste).
Vale la pena arrivare dal GR34 invece che dal parcheggio. Segnatevela questa.
Noi ci perdiamo un po’ tra le rocce e gli arbusti, poi torniamo verso la macchina. 
Ieri non siamo riuscite a pubblicare il diario e nemmeno qui prende bene, dobbiamo assolutamente trovare un posto con il WiFi. 
Solo che in due abbiamo un solo green pass e qui sono moltomammolto rigidi quindi occorre ingegnarsi. 
Sulla strada del ritorno troviamo una libreria cartoleria bistrot brasserie davvero notevole, con dei prodotti stupendi e con uno chiccosissimo giardinetto vista oceano.
Ah. E con il parcheggio privato. 
La scena è stata meravigliosa. 
Mi siedo io sulla terrazza d’erba fronte mare e chiedo un succo e del ghiaccio per il piede (vi ho detto che cammino con difficoltà perché la puntura di vespa mi ha gonfiato tutto il piede?). Gloria va a prendere la macchina e si parcheggia dentro. Mi porta il cane. 
Chiedo la password wifi e ringrazio tantissimo. La spiffero a Gloria che prova dalla macchina ma non prende bene, così si mette fuori dalla porta di ingresso, su strada, accucciata sul marciapiede, all’ombra, col computer, ad aggiornare il blog (è lei l’informatica). 
Io sono invece fuori, al sole, seminuda per non avere il segno su braccia e petto, col piede destro alzato sulla sedia vuota accanto a me, a fumare una sigaretta, mentre sorseggio una centrifuga depurativa che non mi andava per niente e chiedo anche di poter mettere in carica il cellulare dentro. Il cane dorme. 
Praticamente un’associazione a delinquere. 
Quando penso che Gloria abbia finito, riprendo il telefono, pago i 6 euro più indigesti del viaggio, vado verso di lei liquefatta e stordita dal sole e la trovo ibernata letteralmente, lì all’ombra, che aveva effettivamente finito ed era riuscita anche a scaricarsi anche Maps.me per avere le mappe offline. 
Come le peggiori truffatrici, ci battiamo il cinque e risaliamo in macchina. 
Prima di arrivare a Roscoff ci fermiamo a pranzare con burro, tartine di segale e pesce fresco artigianale e affumicato a Douarnenez (anche questo si declina bene: Dinan /Dinard /Douarnenez), vista oceano, sulla Manica, con acqua bassa, calma e trasparente. 
Roscoff è proprio carina, lì ci aspettano Albertina e Francesco, per l’ultima tappa comune. 
È con loro che si verifica l’altra scena meravigliosa della giornata che vede protagonista Nina. 
Ci fermiamo a mangiare ad una friggitoria, un chioschetto sul porto, dove non chiedono il green pass e dove ordiniamo le nostre prime mules frites, le famose cozze marinate accompagnate da patatine fritte. 
Essendo sul porto c’è un sovraffollamento di gabbiani stridenti che volteggiano sulle nostre teste. 
Mentre aspettiamo la cena, uno di loro si posa sul cruscotto di una macchina, parcheggiata alla nostra sinistra, come il migliore dei ladri, in estremo silenzio studia la situazione e poi si fionda letteralmente, a tutta velocità, sulle patatine fritte della famiglia che occupa il tavolo di fronte al nostro.
Scompiglio generale. Urla dal tavolino della famigliola, urla dal tavolo nostro, urla dagli altri tavoli intorno, urla da dentro il chioschetto ambulante, patatine ovunque. 
Dalla cena tranquilla che era, gli sguardi di tutti si fanno fanali, c’è uno stato d’allerta generale. 
Poi l’idea. 
Slega il cane. 
Ma quante ne sa Gloria? 
Il cane seppur libero, si siede accanto a noi, mostrando la migliore delle sue pose composte per poter ricevere qualcosa da mangiare che nemmeno noi abbiamo. 
Resta là. Gli sguardi si rilassano pian piank e tutti ricominciano a mangiare. 
Nel momento in cui veniamo chiamati per ritirare le nostre mules frites il gabbiano riattacca la stessa famiglia (evidentemente la più debole) e tra le urla di tutti, spicca quella di Gloria che fa: “Vai Nina!!!”. Il cane non se lo fa ripetere due volte e inizia a correre e ad abbaiare verso il gabbiano che scappa, mentre gli spettatori increduli ridono, continuano ad urlare – forse ora preoccupati del gabbiano quasi raggiunto da Nina? – e alla fine, quando l’uccello spicca il volo, applaudono. 
La proprietaria da dentro il chioschetto, mentre mi porge le patatine mi dice “on se garde le chien” (ci teniamo il cane). 
Il gabbiano non si è più visto, il cane si è meritato mezzo cartoccio di patatine caduto della famiglia, più quello gentilmente offertagli sottobanco da Francesco, e noi ci siamo scofanati chili di cozze.
Con dispiacere salutiamo gli amici e proseguiamo verso Carantec. Domani loro vanno a Saint-Malo e noi proviamo a fare un tratto di GR34, piede permettendo. 
 
    tiziana
    15 August 2021

    Grande Ninetta 👏👏👏👏👏l' ho detto da subito che per questo viaggio c'era da contare sulla sua presenza 🤣🤣🤣🤣🤩🤩🤩
    PS... Marta pensa se avessi dovuto ricordare io i nomi dei vari paesi ??!!🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣
    PPS... Che foto ...quante meravigliose emozioni che mi suscitano😍😍😍😍😍😍😍
    Grazie 🙏❤️💎🧚🙏

      amanolibera
      15 August 2021

      😂😂😂😂 Nina è la nostra bodyguard.
      No, con te ci avremmo rinunciato a priori 😂😂😂
      ❤️

    Tiziana Bocci
    15 August 2021

    🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣

Lascia un commento o chiedi informazioni