Oggi è il giorno del cimitero delle ostriche, delle baracche colorate, di una romantica gita in barca nella “Venezia Verde” di Francia, e della mia costola rotta.
La sveglia è all’alba, per smontare tutto prima che arrivi la polizia, normalmente intorno alle 8. Non che facciano multe (mai visto farne/ti chiedono solo di chiudere tutto), ma è sempre meglio prevenire, ché qua sto budget giornaliero si sta andando a far friggere.
Io mi sveglio prima di Gloria e così insieme a Nina vediamo il sole sorgere sull’oceano, in un’insolita brezza mite.
Gli appuntamenti della giornata sono due:
1.Tappa autogestita a FORT ROYER, dove c’è il Site Ostréicole e le baracche colorate tipiche dell’isola.
2.Saint-Hilaire-la-Palud, dove alle 15 abbiamo una barca prenotata per 4 ore, con la quale potremo fare il giro dei canali (grazie alla dritta di Claudia De Lillo).
Fort Royer è un sito mini, fatto di una quindicina di baracche colorate, con le finestre aperte su interni degradati ma valorizzati da foto antiche, e con montagne di gusci di ostriche in tutti gli angoli. Fort Royer sembra galleggiare tra i canali salati che caratterizzano l’isola e si affaccia sull’oceano, che ora non c’è ma arriverà nel primo pomeriggio (è stato particolarmente divertente vedere Nina, entusiasta di questa distesa di sabbia, affondare nelle sabbie mobili della bassa marea e uscirne a gambe levate con dei calzini di fango).
In realtà a Fort Royer non c’è granché, ma i francesi hanno questa fantastica capacità di consorziarsi, abbellire un posto degradato, e vivere poi di turismo vendendo il prodotto tipico alle persone attratte dai diversi decori e dall’ottimo modo di raccontare la propria storia.
E noi ogni volta ci caschiamo con tutte le scarpe. E alla fine ne siamo felici.
Prima di incamminarci verso le Maires Poitevin facciamo una tappa rapida a Boyardville per vedere da lontano, molto lontano, il Fort Boyard un forte edificato in due tranches prima da Luigi XIV nel 1661 e poi terminata da Napoleone, nel 1801, sempre per far muro alle flotte inglesi.
Troppo lontano per i miei occhi miopi, troppo lontano per il cuore combattivo di Gloria.
Quando arriviamo a Saint-Hilaire-la-Palud scopriamo di aver prenotato una gita da due ore e non da quattro nel parco ornitologico, sito affollato di allegre famigliole.
“sapete remare?”
“Eeeeh.” rispondo io “Sì, sì, io sì” mi interrompe Gloria.
Lascio così a lei il comando.
Un remo per uno e una cartina col percorso da seguire.
L’abbiamo fatto sponda-sponda, una botta a destra e una sinistra. Nina è preoccupata. Resta in piedi a zampe larghe, ci guarda fisse con aria interdetta, fino a che non scopre che sul filo dell’acqua galleggiano pezzi di legno vari e prova a prenderli tra le nostre urla che spaziavano tra gli “attenta a destra/a sinistra!” e i “Nina no!” ogni volta che sembrava volersi buttare.
A un certo punto, quando il canale si allarga, troviamo il ritmo, che è più o meno così: una pagaiata io e tre Gloria, una io e tre lei. La non-forza delle sue braccia è imbarazzante, ma a me va di lusso, che mi riposo.
Dio grazie abbiamo prenotato per due ore e non per quattro: domani non ci saremmo mosse.
Il paesaggio è meraviglioso, tronchi bucati con milioni di radici che si immergono in acqua, foglie di verdi diversi, pois rossi di rosa canina e viola di prugnolo selvatico, con fasci di luce che penetrano a intermittenza. Silenzio. Solo il fruscio delle fronde nel vento e lo sciabordio delicato dei remi in acqua.
Se solo fossimo state capaci a remare sarebbe stato veramente romantico, come come quando abbiamo incontrato due ragazzi meravigliosi in una canoa verde, di legno, che armonicamente seguivano il canale e che ci hanno dovute aiutare a ripartire perché noi ci siamo incastrate in orizzontale e non riusciamo più a muoverci.
Stupendo.
La scena migliore però è stata all’attracco.
Senza alcun aiuto, perché al porticciolo non c’è nessuno (solo una famiglia francese che attende pazientemente su una panchina), riusciamo ad accostarci alla riva.
Gloria afferra la staccionata a prua con una mossa di classe e mentre il cane zompa fuori alla velocità della luce sembrando dirci “voi state fuori di capoccia, finalmente è finita st’agonia”, mi fa scendere per prima.
“Reggi tu la barca Glo?”
“Sì, vai.”
Prendo tutto io per lasciarla libera di scendere dopo, e con entrambe le mani occupate mi appoggio anche io alla staccionata.
Ora, la fisica non è uno scherzo, funziona davvero, e tutti sanno che se fai perno a prua, la poppa va dalla parte opposta.
Lo sanno tutti eccetto me, che la fisica non l’ho mai studiata e mi travolge completamente/mi si ritorcono contro tutti gli anni passati a giocare a snake sottobanco durante le ore di scienze. Così, mentre il piede destro è felicemente fuori dalla barca, quello sinistro, ancora dentro, si allontana sempre di più. Per non finire in acqua, nello sbilanciarmi, mi lascio andare all’indietro, prendendo una tranva sulla costola sinistra della schiena che mi ha tolto il respiro per cinque minuti.
L’allegria della famiglia francese esplode letteralmente con una risata di quelle che ti fanno solo venire voglia di prenderli a pizze sto morendo di dolore cazzo alzatevi e aiutatemi ammasso di cretini mi sono rotta una costola.
Gloria per fortuna lo capisce ed evita di ridere, aspetta una mezz’oretta, dopo che ho messo il ghiaccio e ho smesso di imprecare.
A quel punto rido anche io.
Per ovviare al dolore ci permettiamo di comprare delle patatine biologiche e di aprire una bottiglia di bordeaux presa ieri al mercato di chartrons e di scofanarci entrambi.
Si resta a dormire davanti al parco ornitologico, insieme a cinque camper abitati da anziani signori e famiglie.
A parte la costola rotta (che non penso essere rotta davvero) e i pidocchi che persistono (domani gli daremo la botta letale con prodotti chimici al limite della legalità), la giornata è stata meravigliosa, e domani, domani (domani !) si va verso la Bretagna.
Si va a dormire con questo pensiero e la pancia che friccica fortissimo.
La Bretagna!
Dispiaciuta per la costola ma felice di avervi dato la dritta del blog di Claudia De Lillo... Pensa lei che si è fatta la remata con maschi imbranati e insettofobici al seguito!!
Daje avanti tutta!
Sempre meglio il vostro diario del viaggio ti fa sentire come essere li
Che bello! 🙂