VIAGGI A MANO LIBERA

Giorno 10 - 3 agosto

Bordeaux

(Oggi è smielato, perdonatemela)

Bordeaux.
Ci sono alcune parole che ti risuonano dentro come carezze, come coperte di Linus, come nido. È una questione di suoni e ricordi.
Bordeaux, lo è per me.
Intanto ha un suono rotondo, dato da quel bo iniziale e da quel dittongo lunghissimo che di nuovo ti fa mettere le labbra in posizione circolare.
E poi i ricordi.
Bordeaux, nel 2012, è stata casa mia. Lo è stata per nove mesi.
L’erasmus.
Chi ha avuto l’opportunità di farlo, probabilmente sa di cosa parlo.
L’erasmus è un castello su una nuvola.
È vita nascosta e all’aria aperta, è libertà e responsabilità, è scoperta, crescita, esplorazione, è sbilanciamento, è apertura e conoscenza.
Un po’ come un viaggio. Solo che il viaggio, passato del tempo, te ne capaciti che sia finito, e sei pronto a progettarne un altro. L’erasmus no.
Non te ne capaciti, e non ne puoi progettare un altro.
E allora rimane lì, fluttuante: il castello più incredibile in cui sei entrata, una parentesi sospesa su una nuvola, ovattata e così vivida insieme.
Bordeaux.
Bordeaux ora sono farfalle nello stomaco.
E stamattina, appena apro gli occhi, iniziano a volare dappertutto.
Dal mio stomaco parte una danza di farfalle che invade il salotto di casa di Giovanni, che gentilmente ci ospita in questi giorni di pioggia e che fa sì che oggi Bordeaux sia “casa” anche per Gloria.
Escono dalla porta con noi, milioni di farfalle, volano intorno a Nina, che è così strano e così bello e così emozionante vederla camminare per Jardin Public.
Danzano intorno alla statua du Marquis de Tourny, a Place Tourny e ci guidano verso Place du Théâtre. Avvolgono il tram e i suoi campanelli e solleticandomi ovunque ci trascinano nella libreria Mollat, la più grande libreria indipendente francese.
Ci perdiamo là dentro, con la promessa di tornarci domani che piove.
Le farfalle continuano a muoversi dentro e fuori, anche quando arriviamo alla cathédrale Saint André, ed esplodono, esplodono letteralmente al 19 di Rue du Palais de l’ombrière.
Casa.
I 19 metri quadrati più comodi, spaziosi, confortevoli e accoglienti in cui abbia mai vissuto.
Casa.
Abitavo nel quartiere più antico di Bordeaux, al centro, a Saint Pierre, proprio accanto a Place du Palais, una delle piazzette più belle (anche se la mia preferita è Place Fernand Lafargue, e non place Camille Jullian, la preferita di tutti, dove comunque c’è un meraviglioso cinema d’essay dentro una vecchia chiesa sconsacrata).
Bordeaux è cambiata. Sono sorti ristorantini e birrerie in ogni dove, le piazze sono piene strapiene di tavolini, e non so se è per via del Covid o del suo volersi rinnovare e aprire al contemporaneo (che è poi sfociato in strutture nuove e affascinanti come La Meca o il museo del vino o la base sottomarina, ma anche in terribili centri commerciali, con relativi fiumi di gente per Rue Sainte Catherine e dintorni).
Bordeaux.
Gloria ogni tanto mi richiama al presente: i miei occhi sono persi, non so dove. Non so nemmeno intorno a quali pensieri stiamo vorticando le mie farfalle. Sento solo di essere atterrata sulla stessa nuvola di quasi dieci anni fa. E da qua proprio non mi va di scendere, in realtà. Cerco i vecchi amici, le ormai remote routine, frugo nei ricordi, nei vissuti di una me più giovane e meno sicura.
È vero, non ci sono, sono altrove, ma la mano a Gloria non gliela lascio.
Così continuiamo a camminare e camminare e camminare per le vie di questa cittadina color zabaione, stranamente accogliente e vanitosa al punto giusto.
Le farfalle piano piano si acquietano, restano, ma volano con più lentezza e serenità.
Non andiamo via, tranquille.
Si resta qui qualche giorno, che piove e pioverà parecchio, noi non siamo attrezzate e Giovanni, che sta tornando in Italia ma che è un tesoro, ci lascia casa.
Concludiamo la giornata con una pinta al pub inglese di Place du Marché Chartrons, anche qui rinnovatissimo (una netta differenza rispetto a 10 anni fa, che era quasi malfamato e dietro al quale qualcuno, una notte, mi rubò la bicicletta).
Si ringrazia Giova che partirà stanotte, ultime chiacchiere sul divano e poi tutti a dormire, farfalle comprese.

    Francesca Casadei
    4 August 2021

    ....e soprattutto città nota per i saccotten o sciocolà!
    Capisco benissimo l'emozione....

      amanolibera
      4 August 2021

      Esattamente. Non so se hai notato anche la storia su instagram, dedicata propruo ai saccotten...

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