(Oggi è smielato, perdonatemela)
Bordeaux.
Ci sono alcune parole che ti risuonano dentro come carezze, come coperte di Linus, come nido. È una questione di suoni e ricordi.
Bordeaux, lo è per me.
Intanto ha un suono rotondo, dato da quel bo iniziale e da quel dittongo lunghissimo che di nuovo ti fa mettere le labbra in posizione circolare.
E poi i ricordi.
Bordeaux, nel 2012, è stata casa mia. Lo è stata per nove mesi.
L’erasmus.
Chi ha avuto l’opportunità di farlo, probabilmente sa di cosa parlo.
L’erasmus è un castello su una nuvola.
È vita nascosta e all’aria aperta, è libertà e responsabilità, è scoperta, crescita, esplorazione, è sbilanciamento, è apertura e conoscenza.
Un po’ come un viaggio. Solo che il viaggio, passato del tempo, te ne capaciti che sia finito, e sei pronto a progettarne un altro. L’erasmus no.
Non te ne capaciti, e non ne puoi progettare un altro.
E allora rimane lì, fluttuante: il castello più incredibile in cui sei entrata, una parentesi sospesa su una nuvola, ovattata e così vivida insieme.
Bordeaux.
Bordeaux ora sono farfalle nello stomaco.
E stamattina, appena apro gli occhi, iniziano a volare dappertutto.
Dal mio stomaco parte una danza di farfalle che invade il salotto di casa di Giovanni, che gentilmente ci ospita in questi giorni di pioggia e che fa sì che oggi Bordeaux sia “casa” anche per Gloria.
Escono dalla porta con noi, milioni di farfalle, volano intorno a Nina, che è così strano e così bello e così emozionante vederla camminare per Jardin Public.
Danzano intorno alla statua du Marquis de Tourny, a Place Tourny e ci guidano verso Place du Théâtre. Avvolgono il tram e i suoi campanelli e solleticandomi ovunque ci trascinano nella libreria Mollat, la più grande libreria indipendente francese.
Ci perdiamo là dentro, con la promessa di tornarci domani che piove.
Le farfalle continuano a muoversi dentro e fuori, anche quando arriviamo alla cathédrale Saint André, ed esplodono, esplodono letteralmente al 19 di Rue du Palais de l’ombrière.
Casa.
I 19 metri quadrati più comodi, spaziosi, confortevoli e accoglienti in cui abbia mai vissuto.
Casa.
Abitavo nel quartiere più antico di Bordeaux, al centro, a Saint Pierre, proprio accanto a Place du Palais, una delle piazzette più belle (anche se la mia preferita è Place Fernand Lafargue, e non place Camille Jullian, la preferita di tutti, dove comunque c’è un meraviglioso cinema d’essay dentro una vecchia chiesa sconsacrata).
Bordeaux è cambiata. Sono sorti ristorantini e birrerie in ogni dove, le piazze sono piene strapiene di tavolini, e non so se è per via del Covid o del suo volersi rinnovare e aprire al contemporaneo (che è poi sfociato in strutture nuove e affascinanti come La Meca o il museo del vino o la base sottomarina, ma anche in terribili centri commerciali, con relativi fiumi di gente per Rue Sainte Catherine e dintorni).
Bordeaux.
Gloria ogni tanto mi richiama al presente: i miei occhi sono persi, non so dove. Non so nemmeno intorno a quali pensieri stiamo vorticando le mie farfalle. Sento solo di essere atterrata sulla stessa nuvola di quasi dieci anni fa. E da qua proprio non mi va di scendere, in realtà. Cerco i vecchi amici, le ormai remote routine, frugo nei ricordi, nei vissuti di una me più giovane e meno sicura.
È vero, non ci sono, sono altrove, ma la mano a Gloria non gliela lascio.
Così continuiamo a camminare e camminare e camminare per le vie di questa cittadina color zabaione, stranamente accogliente e vanitosa al punto giusto.
Le farfalle piano piano si acquietano, restano, ma volano con più lentezza e serenità.
Non andiamo via, tranquille.
Si resta qui qualche giorno, che piove e pioverà parecchio, noi non siamo attrezzate e Giovanni, che sta tornando in Italia ma che è un tesoro, ci lascia casa.
Concludiamo la giornata con una pinta al pub inglese di Place du Marché Chartrons, anche qui rinnovatissimo (una netta differenza rispetto a 10 anni fa, che era quasi malfamato e dietro al quale qualcuno, una notte, mi rubò la bicicletta).
Si ringrazia Giova che partirà stanotte, ultime chiacchiere sul divano e poi tutti a dormire, farfalle comprese.
....e soprattutto città nota per i saccotten o sciocolà!
Capisco benissimo l'emozione....
Esattamente. Non so se hai notato anche la storia su instagram, dedicata propruo ai saccotten...
Marta scrivi meravigliosamente avrei voluto entrare ssrrr li con voi
Ti saresti divertita moltissimo!