VIAGGI A MANO LIBERA

Giorno 2 - 23 aprile

Cassano delle Murgie – Santeramo in Colle

Il cammino oggi inizia con una qual certa tensione e una totale sfiducia per via di due enormi e fastidiosissime vesciche sotto la punta pianta del piede di Marta. Partenza ore 9 e 15, dopo aver acquistato mezza puddica e dopo avere assistito ad un’imprecazione pugliese degna dei migliori sketch (imprecazione che non sto qui a ripetere, più che altro perché non saprei nemmeno scriverla).

Ode al finocchio
  Piccolo bulbo dal candido colore,
Esplode lentamente,
Senza far rumore.
L’Apulia è sorretta da bulbi di finocchio,
Li trovi ovunque a perdita d’occhio.
Svettano alti,
Tra i muretti a secco,
Gialli, verdi,
O solo uno stecco.


Di questo tratto di strada meravigliosa e sterrata è impossibile non ricordare le sue protagoniste: le processionarie! Acerrime nemiche dei cani, siamo riuscite a far camminare Nina per più di 5 km tra i peggiori degli insetti urticanti. E quando dico “tra” vuol dire che ogni 40 cm di strada giaceva a terra un nido di processionaria. Fortunatamente il cane è rimasto vivo. Noi abbiamo proseguito a culo stretto e senza respirare, invece.
Ci siamo fermate per pranzo all’area ristoro della grotta Sant’Angelo, grotta molto probabilmente chiusa perché pericolante.
Dopo pochi km si è aperta di fronte a noi una spettacolare Gravina, dove abbiamo incontrato gli unici due esseri umani di tutto il cammino. Peccato le vesciche e i dolori muscolari. Camminiamo, stiamo a poco più di 15 km fatti.
Il lamentìo, la morte, la stanchezza, il dolore… una speranza: la Masseria Scalera a 2 km da noi.

La signora Antonietta (Santa Antonietta!), maestra dell’infanzia ad Altamura, ci ha dato il permesso di toglierci le scarpe, ci ha dato dell’acqua e ci ha nutrite con un tagliere di formaggi della casa meraviglioso!

Ode ai piedi lessi
  In cammino,
Piedi lessi, cavo piedi gonfi,
Piedi lerci,
Pad lessi.
In cammino,
Piedi lessi.

Dati i dolori delle vesciche di Marta e quelli muscolari di Gloria, la signora Antonietta, impietosita, ci dà uno sprint di un paio di chilometri con la sua macchina e ci lascia ai bordi di un campo di fave, che probabilmente ha il profumo più buono di tutti gli ortaggi mediterranei.
Altra chicca della signora Antonietta è stata smontare la nostra meraviglia di fronte ai bulbi di finocchio, dicendoci che erano ferule.
Me le ricordo io le ferule secche, nella casa dei miei nonni, con il loro rumore a sonaglio, così rilassante.

Ode alla ferula  
Piccolo bulbo
Dal candido calore,
Esplode lentamente
Senza far rumore punto
L’Apulia è sorretta da bulbi di finocchio,
Li trovi ovunque,
A perdita d’occhio.
Svettano alti tra i muretti a secco,
Gialli, verdi,
O solo uno stecco punto
Ma è la ferula,
Più bugiarda di Pinocchio,
Che si maschera,
Per gioco,
Da finocchio.

Dopo esserci perse in mezzo ad un campo di qualcosa (sì, lo so, la cosa è improbabile, ma ci è successo davvero) ritroviamo le frecce che ci portano a calpestare una meravigliosa strada medievale che costeggia altri campi coltivati.
Arriviamo alla vecchia ferrovia Altamura-Gioia del Colle, ormai dismessa, la attraversiamo e iniziamo a scorgere all’orizzonte i minareti di Altamura. Poco prima di arrivare ai primi sassi, antiche case e cantine, vediamo in faccia la morte.
Avete presente quei cani tutto muscoli e niente cervello che abbaiano da dietro un cancello chiuso? (No, non i canetti piccoli che abbaiano per frustrazione, quelli grandi, tipo pitt bull, che abbaiano con cattiveria)
Ecco, tutto bene finché ci restano dietro il cancello.
È quando riescono a scavalcarlo arrampicandosi per una recensione alta due metri, e inizia a correre verso di te, che perdi 10 anni di vita.
Per fortuna ce l’aveva con Nina, che non ha fatto una piega e si è fatta conoscere, placandolo tutto insieme.
Io no, ho avuto la tachicardia per la successiva mezz’ora.

Arrivate ad Altamura, ci viene a prendere il proprietario del b&b e ci porta al centro. Il paese si apre davanti ai nostri occhi, e noi ce ne innamoriamo immediatamente.
Nonostante i 24 km camminati, abbiamo ancora le forze per girare tra le sue vie, rifocillandoci prima con delle spettacolari puddiche dell’antico forno Santa Clara, poi con le tette delle monache, gustate ad occhi sgranati nella Pasticceria del Monastero di Santa Chiara.
Ad Altamura l’antica arte pasticcera era in mano alle monache di clausura, che gestivano un dolce “spaccio” davanti alla chiesa. Oggi la tradizione si conserva grazie ai segreti tramandati dalle monache ad alcune giovani pasticcere.
La giornata si conclude da Cenzino, che per la modica cifra di 20 euro a testa, ci fa mangiare tutto il ristorante e di più! Ne siamo estasiate.
È tardi, domani dovremo studiare gli orari dei pullman, servirà svegliarsi molto presto.